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mercoledì 8 aprile 2015

Vietato scrivere "cristiani". La Francia malata di laicità

di Matteo Matzuzzi                                               08-04-2015

Il manifesto censurato dalla RatpIl giorno dopo la decisione della Ratp, l’azienda di trasporto pubblico parigina che aveva in un primo momento deciso di vietare l’affissione di duecentocinquanta manifesti in favore dei cristiani perseguitati (la parola “cristiano” violava, a loro dire, il principio di neutralità) sui muri del metrò della Ville Lumiere, salvo poi far marcia indietro tra imbarazzi e polemiche, anche l’Osservatore Romano prende posizione. Non direttamente, ma attraverso la pubblicazione “quasi per intero” di un articolo apparso sull’edizione francese del magazine Slate a firma di Henri Tincq.

L’autore è scrittore e collaboratore in questioni religiose dei quotidiani Croix e Monde. La Francia, scrive Tincq, «è malata della sua laicità. L’altro giorno è stato un consigliere socialista a staccare un crocifisso al Consiglio generale dell’Alto Reno. Poco dopo, in un seggio elettorale di Tolosa, a un rabbino è stato ingiunto di togliersi la kippah mentre si accingeva a compiere il suo dovere elettorale. Oggi sono alcuni oscuri censori della Ratp a decidere, di loro iniziativa, di cancellare la scritta 'a favore dei cristiani d’oriente’ sui manifesti della metropolitana che annunciano un concerto del gruppo Les Pretres, voluto da monsignor Jean-Michel di Falco Léandri».
Pare infatti che solo la minaccia di un’azione giudiziaria d’urgenza promossa dal Coordinamento dei cristiani d’oriente in pericolo abbia fatto recedere dalla decisione – in un primo momento perentoria – dell’azienda di trasporti di non
permettere l’affissione di quei cartelli. Dopo l’intervento via Twitter del premier socialista Manuel Valls alla vigilia di Pasqua, che garantiva sostegno senza se e senza ma a quei cristiani esiliati, uccisi e decapitati di cui avrebbe parlato il Papa all’Urbi et Orbi e successivamente al Regina Coeli di lunedì, era stata trovata una mediazione dai contorni ridicoli: ferma restando la rimozione di ogni accenno ai cristiani, sui manifesti sarebbe comparso il nome de L’Oeuvre d’Orient, che del concerto di beneficenza è l’ente organizzatore. «Così i cristiani d’Oriente, da mesi oggetto di un movimento di empatia a livello mondiale, sono censurati in Francia. Una popolazione che è costretta all’esodo da decenni, in Libano, in Palestina, in Siria, ridotta a trecentomila persone dopo le due guerre in Iraq e che, ancora oggi, viene umiliata, maltrattata, discriminata, ridotta in schiavitù, cacciata dai suoi villaggi, dalle sue terre ancestrali, dalle sue case dalle milizie jihadiste dell’Is», osserva Slate.fr. 
È solo l’ultimo episodio del trionfo del culto della sacra laicità nella Francia un tempo cattolicissima e oggi in prima fila nella campagna per debellare ogni segno visibile e tangibile che alle radici cristiane possa in qualche modo rimandare. Eliminazione dei presepi dai luoghi pubblici, proposte per zittire le campane delle chiese e per rimuovere dal gonfalone della bandiera della città di Tolosa la croce occitana, ordinanze per togliere dai parchi pubblici le statue della Vergine Maria. Nei giorni scorsi, poi, è stato presentato il progetto per cambiare nome a tutti i comuni, villaggi e cittadine che siano dedicati a un Santo cattolico. Adesso si assiste a un salto ulteriore, visto che si invoca la neutralità quando sgherri fondamentalisti al soldo del cosiddetto califfo cacciano di casa coloro che sono da loro considerati eretici (cristiani, musulmani non in linea con il verbo di al Baghdadi, yazidi e altre minoranze locali), li ammazzano, li crocifiggono e magari danno loro fuoco.
«In questi tempi, a nome di una cosiddetta ‘neutralità’ e del principio laico di separazione tra religione e servizio pubblico, la Ratp decide di censurare una semplice scritta ‘cristiani d’Oriente’ apposta sul manifesto. Come se la parola ‘cristiani’ bruciasse ancora le labbra di alcuni. Come se i cristiani d’oriente fossero gli ‘attori’ di un conflitto armato in Medio oriente, mentre ne sono le vittime», scrive Tincq, che aggiunge: «In nessun altro Paese vicino ci si tappa il naso in Francia come quando si menzione una confessione religiosa. La storia della Francia è attraversata da odi triti e ritriti tra clericali e liberi pensatori, da fiumi di letteratura e da lotte religiose il cui vigore polemico a volte riemerge ancora oggi».
Infine – e l’Osservatore Romano lascia la frase scritta dall’autore e pubblicata su Slate – Henri Tincq muove un rilievo all’arcivescovo parigino, cardinale André Vingt-Trois, che l’anno scorso aveva sminuito la profanazione del Sacro Cuore negando che ci fosse dietro le scritte blasfeme dipinte sulla facciata della basilica qualche motivazione anti-religiosa: «Non è semplicemente ‘un errore’, quello appena commesso dalla Ratp, come ha detto con molta indulgenza l’arcivescovo di Parigi. L’episodio della scritta censurata sui manifesti è eredità di un laicismo superato, stretto, dogmatico, che riemerge grazie a una ripresa degli integralismi».

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