Si avvicina (nel 2017) il quinto centenario della Riforma protestante e riconsiderare bene cosa successe allora, e cosa succede oggi, per effetto della rottura provocata da Martin Lutero (1483-1546) è opportuno, utile e doveroso.
Ermanno Pavesi (Segretario generale della Federazione Internazionale delle Associazioni dei Medici Cattolici) offre spunti di grande interesse quando scrive che secondo Lutero il peccato originale avrebbe compromesso totalmente le capacità naturali dell’uomo, come la ragione e la volontà, rendendo illusorio il libero arbitrio. Di conseguenza, l’uomo è dominato solo da istinti e passioni, soprattutto dalla concupiscenza.
La volontà umana sarebbe dunque schiava: «La volontà umana è stata pertanto posta nel mezzo», scrive Lutero, «come una bestia da soma. Se la cavalca Dio, vuole e va dove Dio vuole, come dice il libro dei salmi. “Io ero verso di te come una bestia. Ma pure io resto del continuo con te” […]. Se invece la cavalca Satana, vuole e va dove Satana vuole. E non è nella sua facoltà scegliere o cercarsi uno dei due cavalieri, bensì sono i cavalieri a combattersi l’un l’altro per ottenerla e possederla»
L’uomo persegue dunque il solo soddisfacimento dei propri istinti e dei propri interessi, e, neanche volendo,
potrebbe conoscere ciò che è bene e cercare di perseguirlo. Anzi, chi cerca di vivere virtuosamente sarebbe solo presuntuoso e arrogante.
potrebbe conoscere ciò che è bene e cercare di perseguirlo. Anzi, chi cerca di vivere virtuosamente sarebbe solo presuntuoso e arrogante.
Ora, Papa Benedetto XVI ha identificato una delle cause della crisi della civiltà europea nel processo di deellenizzazione che ha rotto la sintesi di fede e ragione operata dal cristianesimo, l’incontro tra tradizione biblica e pensiero greco, giacché, così facendo, alla ragione viene negata la capacità di conoscere gli aspetti più profondi della realtà e delle cose, e viene ridotta a mero strumento per esaminarne gli aspetti funzionali e per dominarla.
Insomma, la visione di Lutero è radicale: l’uomo è guidato da forze indipendenti dalla sua volontà.
Ma se la ragione non è in grado di distinguere ciò che è giusto da ciò che è ingiusto, cade anche la concezione di diritto naturale. Inoltre, la svalutazione delle capacità della ragione porta pure al relativismo: non sarebbe possibile con l’uso di ragione avvicinarsi alla verità delle cose, ogni giudizio personale rimarrebbe solo a livello di mera opinione, né dimostrabile né confutabile.
Quanti mali provengono dalla cosiddetta
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