E' molto tragica la sera dell'ultima cena. Si consumano due tradimenti uno dopo l'altro, in una ingratitudine lancinante, in una umanità sprezzante e sempre misteriosa nel suo cedere al male.
Gesù è giunto alla sua offerta definitiva per il bene della nostra umanità. Ho sempre desiderato mangiare questa Pasqua con voi. La grande sensibilità umana di Gesù anticipa nella semplicità e serenità di un pasto comune, nei segni del pane e del vino, il dono fino alla morte del suo corpo e del suo sangue. In ogni nostra parrocchia, tanti di noi hanno seguito, drammatizzato, preso una parte in questo dolorosissimo epilogo della vita di Gesù. Abbiamo preso la parte di Giuda, di Pilato, di Pietro, del Cireneo, della Veronica, di Barabba e ci siamo sentiti coinvolti personalmente, perché ci siamo riconosciuti dentro una parte non secondaria nel causare il dolore a Gesù o nel tentare di condividerlo. Lo abbiamo visto sempre tante volte, ma sempre ci prende dentro. Ci vogliamo lasciar prendere dentro anche stassera. Gesù vuole lavarci i piedi, non ci accosta per rimproverarci, ma si mette il grembiule e dichiara con i fatti, come dobbiamo trattarci tra di noi, come possiamo far vedere al mondo la nostra fede in Lui: non con grandi ragionamenti, anche se dobbiamo mettere tutta la nostra intelligenza al servizio della gioia del vangelo, ma con gesti semplici, di vita, con le nostre relazioni quotidiane tra noi e con gli altri, mai orientate al sopruso, alla calunnia, allo sparlare, all'odio serpeggiante che è sempre, segno di un animo sprezzante e non di amore cristiano.
Il dono dell'Eucaristia è però il dono più bello e più determinante la nostra vita cristiana. Quante chiese, cattedrali, abbiamo costruito per celebrare questo dono del Signore, custodirlo, offrirlo come cibo per la vita di tutti. la nostra stessa cattedrale, questa in cui siamo stasera, è stata costruita, distrutta, ricostruita, ridistrutta, rimessa in piedi. I nostri antenati si sono visti sempre cancellare la loro fede nel Corpo e sangue di Cristo, ma non hanno mai ceduto. Qui ci deve sempre essere uno luogo per celebrare quell'ultima cena, finché non sarà celebrata alla fine dei tempi, al ritorno di Cristo. C'è per i nostri bambini, per noi adulti, per tutti.
Qui i preti stendono le mani sul pane e sul vino, invocano lo Spirito, perché agisca ancora Lui come ha fatto sempre nella storia, a cambiarlo in corpo e sangue di Gesù. Si rinnova l'ultima cena, si rinnova la nostra fede, si ricongiunge il nostro mondo a quel mondo abitato dal Figlio di Dio, Gesù, si ricongiunge a quella passione morte e risurrezione, si riprende il cammino della conversione e della fede, si riscopre di nuovo la grande misericordia di Dio. Il mistero che caratterizza la chiesa è proprio questo: non commemoriamo, ma riviviamo come fosse allora gli stessi fatti, con le stesse parole, con la stessa presenza di Gesù, Figlio di Dio.
Il nostro mondo di oggi come reagisce? Molti non passano più da qui, sto dicendo dei cristiani. La domenica è spazio di ogni tipo di attività, fuorché dell'incontro con il corpo e il sangue di Cristo. La nostra chiesa sta languendo, ma il segno, il cuore, la passione di Gesù ci sono sempre, Gesù si mette in coda allo sport, al giardinaggio, alle nostre olive e alle nostre viti, ai supermercati, al benessere fisico delle camminate... Ma non cede, non ci rimprovera: ci chiama e aspetta.
Se poi, alziamo lo sguardo al nostro mondo, come sempre pieno di male, che ci sembra accanirsi ancora di più contro i cristiani e contro chi crede, rivolgiamo al Signore una preghiera carica di speranza e di partecipazione. Non perderemo mai la speranza e non ce la lasceremo mai rubare
E possiamo dirgli una preghiera appassionata usando le parole di santa Caterina da Siena
"O Amore indicibile! Rivelandomi i tuoi segreti, mi hai dato il rimedio dolce e amaro che mi guarisce dall'infermità e mi distoglie dall'ignoranza e dalla negligenza. Ravviva il mio zelo e riempimi del desiderio ardente di ricorrere a te. Mi hai mostrato la tua bontà e gli oltraggi che ricevi da tutti gli uomini, persino dai tuoi ministri. Tu, bontà infinita, mi fai spargere lacrime su me stessa, povera peccatrice, e su questi morti che vivono così miseramente... Ti chiedo dunque con insistenza: fa' misericordia al mondo e alla tua santa Chiesa! O povera me, quanto addolorata è l'anima mia, a causa del male che ho fatto. Non tardare più, Signore, a fare misericordia al mondo, acconsenti a compiere il desiderio dei tuoi servi ... Vogliono il sangue in cui hai lavato l'iniquità e cancellato la macchia del peccato di Adamo. Questo sangue è nostro, poiché in esso ci hai immersi; non vuoi e non puoi rifiutarlo a chi te lo chiede in verità. Per cui dona il frutto di questo sangue alle tue creature... Per mezzo di questo sangue ti supplichiamo di far misericordia al mondo.
Gesù è giunto alla sua offerta definitiva per il bene della nostra umanità. Ho sempre desiderato mangiare questa Pasqua con voi. La grande sensibilità umana di Gesù anticipa nella semplicità e serenità di un pasto comune, nei segni del pane e del vino, il dono fino alla morte del suo corpo e del suo sangue. In ogni nostra parrocchia, tanti di noi hanno seguito, drammatizzato, preso una parte in questo dolorosissimo epilogo della vita di Gesù. Abbiamo preso la parte di Giuda, di Pilato, di Pietro, del Cireneo, della Veronica, di Barabba e ci siamo sentiti coinvolti personalmente, perché ci siamo riconosciuti dentro una parte non secondaria nel causare il dolore a Gesù o nel tentare di condividerlo. Lo abbiamo visto sempre tante volte, ma sempre ci prende dentro. Ci vogliamo lasciar prendere dentro anche stassera. Gesù vuole lavarci i piedi, non ci accosta per rimproverarci, ma si mette il grembiule e dichiara con i fatti, come dobbiamo trattarci tra di noi, come possiamo far vedere al mondo la nostra fede in Lui: non con grandi ragionamenti, anche se dobbiamo mettere tutta la nostra intelligenza al servizio della gioia del vangelo, ma con gesti semplici, di vita, con le nostre relazioni quotidiane tra noi e con gli altri, mai orientate al sopruso, alla calunnia, allo sparlare, all'odio serpeggiante che è sempre, segno di un animo sprezzante e non di amore cristiano.
Il dono dell'Eucaristia è però il dono più bello e più determinante la nostra vita cristiana. Quante chiese, cattedrali, abbiamo costruito per celebrare questo dono del Signore, custodirlo, offrirlo come cibo per la vita di tutti. la nostra stessa cattedrale, questa in cui siamo stasera, è stata costruita, distrutta, ricostruita, ridistrutta, rimessa in piedi. I nostri antenati si sono visti sempre cancellare la loro fede nel Corpo e sangue di Cristo, ma non hanno mai ceduto. Qui ci deve sempre essere uno luogo per celebrare quell'ultima cena, finché non sarà celebrata alla fine dei tempi, al ritorno di Cristo. C'è per i nostri bambini, per noi adulti, per tutti.
Qui i preti stendono le mani sul pane e sul vino, invocano lo Spirito, perché agisca ancora Lui come ha fatto sempre nella storia, a cambiarlo in corpo e sangue di Gesù. Si rinnova l'ultima cena, si rinnova la nostra fede, si ricongiunge il nostro mondo a quel mondo abitato dal Figlio di Dio, Gesù, si ricongiunge a quella passione morte e risurrezione, si riprende il cammino della conversione e della fede, si riscopre di nuovo la grande misericordia di Dio. Il mistero che caratterizza la chiesa è proprio questo: non commemoriamo, ma riviviamo come fosse allora gli stessi fatti, con le stesse parole, con la stessa presenza di Gesù, Figlio di Dio.
Il nostro mondo di oggi come reagisce? Molti non passano più da qui, sto dicendo dei cristiani. La domenica è spazio di ogni tipo di attività, fuorché dell'incontro con il corpo e il sangue di Cristo. La nostra chiesa sta languendo, ma il segno, il cuore, la passione di Gesù ci sono sempre, Gesù si mette in coda allo sport, al giardinaggio, alle nostre olive e alle nostre viti, ai supermercati, al benessere fisico delle camminate... Ma non cede, non ci rimprovera: ci chiama e aspetta.
Se poi, alziamo lo sguardo al nostro mondo, come sempre pieno di male, che ci sembra accanirsi ancora di più contro i cristiani e contro chi crede, rivolgiamo al Signore una preghiera carica di speranza e di partecipazione. Non perderemo mai la speranza e non ce la lasceremo mai rubare
E possiamo dirgli una preghiera appassionata usando le parole di santa Caterina da Siena
"O Amore indicibile! Rivelandomi i tuoi segreti, mi hai dato il rimedio dolce e amaro che mi guarisce dall'infermità e mi distoglie dall'ignoranza e dalla negligenza. Ravviva il mio zelo e riempimi del desiderio ardente di ricorrere a te. Mi hai mostrato la tua bontà e gli oltraggi che ricevi da tutti gli uomini, persino dai tuoi ministri. Tu, bontà infinita, mi fai spargere lacrime su me stessa, povera peccatrice, e su questi morti che vivono così miseramente... Ti chiedo dunque con insistenza: fa' misericordia al mondo e alla tua santa Chiesa! O povera me, quanto addolorata è l'anima mia, a causa del male che ho fatto. Non tardare più, Signore, a fare misericordia al mondo, acconsenti a compiere il desiderio dei tuoi servi ... Vogliono il sangue in cui hai lavato l'iniquità e cancellato la macchia del peccato di Adamo. Questo sangue è nostro, poiché in esso ci hai immersi; non vuoi e non puoi rifiutarlo a chi te lo chiede in verità. Per cui dona il frutto di questo sangue alle tue creature... Per mezzo di questo sangue ti supplichiamo di far misericordia al mondo.
+ Domenico Sigalini, vescovo
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