«Domenica è sempre domenica» era il gioioso inno con cui si concludeva ogni puntata del mitico «Il musichiere» che, appunto, andava in onda il sabato sera. Composto dal maestro Gorni Kramer, della cui orchestra era sigla, ricordava che l’indomani era domenica, giorno in cui ci si poteva alzare senza la sveglia e, al liberatorio suono delle campane, indossare il vestito più bello, andare a messa, comprare le paste e passare un pomeriggio di relax in famiglia, magari ascoltando i risultati delle partite. O addirittura recarsi allo stadio a vederne una. Robe da maschi, tant’è che Rita Pavone se ne lagnava in musica («…perché una volta non ci porti pure me?»).
Ma era ancora l’Italietta in cui le parole «famiglia» e «festa» avevano senso. Poi il sessantottismo, importato dagli Usa, spazzò via tutto e la domenica finì rimpiazzata dall’americano «week-end». E’ inutile girarci intorno: l’Occidente è rimpiombato nel paganesimo precristiano e va rievangelizzato, con l’aggravante che l’antico paganesimo era pur sempre un mondo sacralizzato, mentre oggi la stessa parola «sacro» è un concetto che va spiegato (sempre che si trovi qualcuno a cui interessi). Oggi allo stadio vanno anche le donne, e ci si va a proprio rischio e pericolo. Il vestito «bello» si mette per lavorare, perciò nelle «feste» ci si concia da operai del Bronx. Le paste, vivaddio, possiamo
mangiarle tutti i giorni e, anzi, siamo a dieta. Gli scampanii c’è chi li denuncia in Procura come molestia, e alla «famiglia» ormai sembrano tenere solo gli omosessuali. In questo bel quadro ha senso reclamare ancora il «diritto al riposo domenicale»?
Un giorno di riposo è già previsto dal contratto di lavoro (per chi ha la fortuna di averne uno), e non si vede perché debba essere proprio la domenica. Le nostre città, sempre meno vivibili, la domenica sono un mortorio, infatti esiste una sindrome ben precisa che si chiama «depressione domenicale». In certi quartieri sono proprio i negozi aperti e le vetrine illuminate a consentire la vivibilità, altrimenti i «poveri» e i «deboli» (con cui ci si riempie tanto la bocca) devono stare tappati in casa. La giunta Albertini (leghista) ridusse drasticamente gli stupri e le aggressioni a Milano col semplice espediente di potenziare l’illuminazione notturna. Se si consentisse l’apertura degli esercizi commerciali anche la notte sarebbe pure meglio, e permetterebbe ai lavoratori di lucrare l’indennità relativa. Mettiamocelo bene in testa: l’urbanizzazione dell’esistenza implica che la città funzioni a pieno ritmo ventiquattr’ore su ventiquattro. Tutti abbiamo esperienza di un guasto o un malessere quando tutto è chiuso, e i salti mortali che ci è toccato fare per ovviare al problema. Tralascio le località turistiche, dove fermare tutto la domenica è semplicemente insensato.
La Domenica, va ri-ricordato, è il Giorno del Signore per i cristiani, perché in quel giorno Cristo è risorto. Il Comandamento dice di «santificare» le feste (intendendo quelle religiose). Costringere un agnostico a rispettare il precetto è da talebani. E oggi in Occidente sono tutti agnostici. Mai come oggi la religione cristiana è stata una scelta precisa, decisa e impegnativa, e per certi versi è bene che sia così: il Dio cristiano vuole essere amato, e l’amore implica la libertà di adesione. Tertulliano, uno dei primi apologeti, notava che i cristiani condividevano coi pagani il trantran quotidiano, evitando solo di frequentare i teatri (licenziosi), le terme (promiscue), gli spettacoli gladiatorii. E sposandosi tra loro. Come dice papa Francesco, il loro numero aumentava non per «proselitismo» ma per «attrazione». E anche oggi, ci si faccia caso, il tuo conoscente separato e con un figlio tossico dovrà riflettere sul fatto che la tua famiglia è solida e tuo figlio ha la testa sulle spalle. Perché? Perché sei cristiano, hai sposato una cristiana ed educato tuo figlio cristianamente. Certo, richiede disciplina, ed essere cristiani in un mondo di strutture cristiane è più facile. Ma oggi non è così, e bisogna prenderne atto. Non solo. La crisi interna della Chiesa (c’è, è inutile far finta di non vedere) fa sì che lo stesso Giorno del Signore non sia più così «sacro» come dovrebbe essere, basta andare alla messa domenicale per rendersene conto. Rievangelizzare, dunque. Cominciando dai pastori, i quali potrebbero utilmente cominciare mettendosi una buona volta d’accordo.
Ma era ancora l’Italietta in cui le parole «famiglia» e «festa» avevano senso. Poi il sessantottismo, importato dagli Usa, spazzò via tutto e la domenica finì rimpiazzata dall’americano «week-end». E’ inutile girarci intorno: l’Occidente è rimpiombato nel paganesimo precristiano e va rievangelizzato, con l’aggravante che l’antico paganesimo era pur sempre un mondo sacralizzato, mentre oggi la stessa parola «sacro» è un concetto che va spiegato (sempre che si trovi qualcuno a cui interessi). Oggi allo stadio vanno anche le donne, e ci si va a proprio rischio e pericolo. Il vestito «bello» si mette per lavorare, perciò nelle «feste» ci si concia da operai del Bronx. Le paste, vivaddio, possiamo
mangiarle tutti i giorni e, anzi, siamo a dieta. Gli scampanii c’è chi li denuncia in Procura come molestia, e alla «famiglia» ormai sembrano tenere solo gli omosessuali. In questo bel quadro ha senso reclamare ancora il «diritto al riposo domenicale»?
Un giorno di riposo è già previsto dal contratto di lavoro (per chi ha la fortuna di averne uno), e non si vede perché debba essere proprio la domenica. Le nostre città, sempre meno vivibili, la domenica sono un mortorio, infatti esiste una sindrome ben precisa che si chiama «depressione domenicale». In certi quartieri sono proprio i negozi aperti e le vetrine illuminate a consentire la vivibilità, altrimenti i «poveri» e i «deboli» (con cui ci si riempie tanto la bocca) devono stare tappati in casa. La giunta Albertini (leghista) ridusse drasticamente gli stupri e le aggressioni a Milano col semplice espediente di potenziare l’illuminazione notturna. Se si consentisse l’apertura degli esercizi commerciali anche la notte sarebbe pure meglio, e permetterebbe ai lavoratori di lucrare l’indennità relativa. Mettiamocelo bene in testa: l’urbanizzazione dell’esistenza implica che la città funzioni a pieno ritmo ventiquattr’ore su ventiquattro. Tutti abbiamo esperienza di un guasto o un malessere quando tutto è chiuso, e i salti mortali che ci è toccato fare per ovviare al problema. Tralascio le località turistiche, dove fermare tutto la domenica è semplicemente insensato.
La Domenica, va ri-ricordato, è il Giorno del Signore per i cristiani, perché in quel giorno Cristo è risorto. Il Comandamento dice di «santificare» le feste (intendendo quelle religiose). Costringere un agnostico a rispettare il precetto è da talebani. E oggi in Occidente sono tutti agnostici. Mai come oggi la religione cristiana è stata una scelta precisa, decisa e impegnativa, e per certi versi è bene che sia così: il Dio cristiano vuole essere amato, e l’amore implica la libertà di adesione. Tertulliano, uno dei primi apologeti, notava che i cristiani condividevano coi pagani il trantran quotidiano, evitando solo di frequentare i teatri (licenziosi), le terme (promiscue), gli spettacoli gladiatorii. E sposandosi tra loro. Come dice papa Francesco, il loro numero aumentava non per «proselitismo» ma per «attrazione». E anche oggi, ci si faccia caso, il tuo conoscente separato e con un figlio tossico dovrà riflettere sul fatto che la tua famiglia è solida e tuo figlio ha la testa sulle spalle. Perché? Perché sei cristiano, hai sposato una cristiana ed educato tuo figlio cristianamente. Certo, richiede disciplina, ed essere cristiani in un mondo di strutture cristiane è più facile. Ma oggi non è così, e bisogna prenderne atto. Non solo. La crisi interna della Chiesa (c’è, è inutile far finta di non vedere) fa sì che lo stesso Giorno del Signore non sia più così «sacro» come dovrebbe essere, basta andare alla messa domenicale per rendersene conto. Rievangelizzare, dunque. Cominciando dai pastori, i quali potrebbero utilmente cominciare mettendosi una buona volta d’accordo.
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