Avvenire - Gian Maria Comolli
8 agosto 2015
Si è concluso oggi a Campobasso, con la riflessione del predicatore della Casa Pontificia, padre Raniero Cantalamessa, il “XXV Convegno dei diaconi italiani” dal titolo: “La famiglia del diacono scuola di umanità”.
Nei quattro giorni di Convegno si sono susseguiti interventi di rilievo; la relazione di Giancarlo Brunelli direttore de “il regno Attualità e documenti ”, di don Giuseppe Bellia direttore della Rivista “il Diaconato in Italia”, di Paolo Beccecato Vice Direttore di Caritas Italiana, di monsignor Arturo Aiello, Vescovo di Teano, di monsignor Angelo Spina, Vescovo di Sulmona – Valva, di monsignor GianCarlo Bregantini arcivescovo di Campobasso –Bojano e del cardinale Beniamino Stella, Prefetto della Congregazione del Clero, che ha anche presieduto la Santa Messa nella Cattedrale di Campobasso.
Nella relazione riguardante la formazione e le aspettative del diaconato nell’insegnamento pontificio, il cardinale Stella ha affermato: “Occorre riconoscere al diaconato piena dignità e ‘diritto di cittadinanza, non solo nella teoria, in sé chiara, ma soprattutto nella vita concreta delle nostre Chiese locali, perché possano sempre più svilupparsi come ‘comunità ministeriali e arricchirsi stabilmente dei frutti della preziosa vocazione al diaconato e del connesso ministero, recuperato in tempi ancora recenti dal tesoro ecclesiale e offerto alla Chiesa di oggi e di domani”.
Tra gli uffici congeniali al ministero diaconale, ha fatto notare Stella, troviamo quelli “della
carità e dell’amministrazione dei beni della Chiesa”. Il possesso dei beni temporali da parte della Chiesa si giustifica, secondo il cardinale, “oltre che per le necessità del culto e il sostentamento dei ministri sacri, anche per l’esercizio della carità evangelica a favore dei poveri”. Un altro esempio, “che sembra configurare un ministero più specificatamente diaconale, riguarda l’assistenza religiosa agli ammalati nelle strutture ospedaliere, come avanguardia rispetto al ministero dei cappellani”.
Il cardinale ha chiesto inoltre la “massima attenzione” per i casi di “ordinazione presbiterale di diaconi permanenti, celibi o vedovi”, precisando che diaconato e presbiterato “sono due vocazioni diverse, ugualmente stabili, per cui il passaggio dall’uno all’altro costituisce sempre una ‘rarissima eccezione’” escludendo “ogni automatismo”.
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