DAI CROCICCHI DEL PECCATO AL BANCHETTO DI NOZZE CON LO SPOSO
Ma accade quello che ogni apostolo sperimenta: spesso gli "operai della prima ora", i "chiamati" attraverso la primogenitura, sono proprio quelli che "non vogliono venire". Il loro nome è nella lista degli invitati, ma "non si curano dell'invito". Pur "chiamati" a far parte del Regno e gustare le primizie del Cielo, "sono andati chi al proprio campo, chi ai propri affari", evidentemente più importanti del "banchetto" dal quale, ingannati dal demonio, credono di non poter ricevere ciò che il loro cuore desidera. Sono "indegni" del Regno perché non hanno voluto lavare le vesti nel sangue dell'Agnello, l'unico "degno" di prendere il Libro della Vita e aprirne i sigilli per scrivervi i nomi degli "eletti". Non sono "degni" perché hanno rifiutato e disprezzato la dignità che viene dall'amore di Cristo. Dice il Signore che alcuni, e sembra inspiegabile, "presero i servi del Re, li insultarono e li uccisero"; come è possibile questa reazione di fronte all'invito a un banchetto di nozze? Si può spiegare solo immaginando quanto schiavi della superbia e di se stessi erano questi invitati, al punto di non accettare e dover cancellare dall'orizzonte chi, annunciando loro una Buona Notizia, metteva in discussione la loro vita. Se ti invito a un banchetto ti metto comunque nella posizione di dover guardare alla tua vita, di pesarla e confrontarla con quello che ti propongo; se non accetti che potrebbe essere meglio di ciò che vivi, dovrai mettere a tacere chi te lo annuncia. In questa luce si possono leggere le persecuzioni che ha sofferto la Chiesa, perché il potere non può sopportare la libertà dei cristiani che sorge dall'esperienza incrollabile che "un giorno negli atri della casa di Dio è meglio di mille altrove". Quando la Chiesa "esce" e annuncia il Vangelo invitando al Banchetto di nozze di Gesù, sta dicendo a tutti che sono parte di Lui, come una sposa lo è dello sposo, e che perciò l'unica felicità è potersi unire a Lui e vivere con Lui e di Lui. Per questo è urgente abbandonare gli "amanti" con cui adulteriamo rompendo la comunione con Cristo; per questo ci capita di sentirci estranei alle cose di Dio, la liturgia e la Parola di Dio non ci parlano, smettiamo di frequentare il banchetto cercando altrove, nei "nostri affari", quello che, ingannati dal demonio, abbiamo rifiutato nella comunità cristiana. E così diventiamo "indegni", senza cioè la "dignità" che ereditano i familiari di Dio, i concittadini dei santi e degli apostoli; non c'entriamo più nulla con la sposa di Cristo, che anzi perseguitiamo per non umiliarci nella verità dei nostri peccati. Chi flirta e si concede al lavoro non sarà mai felice, anche se ha successo; chi si unisce al denaro sarà sempre sterile; chi si inginocchia agli affetti, fossero anche i più belli e intimi facendone un idolo, diventerà come loro, muti e sordi, senza vita. L'annuncio del Vangelo svela la Verità antropologica di ogni uomo, fatto a immagine e somiglianza di Dio, e smaschera i tentativi mondani di imitazione del Re Creatore e dei suoi sudditi. Per tutti vi è un solo "banchetto" di felicità, quello di Gesù! Per accogliere l'invito è però necessaria l'umiltà di chi è "ora" ai "crocicchi delle strade", ovvero scoprirsi e accettarsi mendicanti, non importa se "buoni o cattivi"; per ascoltare il Vangelo occorre l'umiltà di chi "ora" ha scoperto di non avere più nulla da chiedere al mondo perché nulla gli ha dato; essi non perdono più tempo con i "loro affari", pur umiliati hanno sperimentato il vuoto del proprio io senza Dio, e accolgono e si lasciano "radunare" nell'Assemblea della Chiesa, sperando di ricevere in essa la vita autentica che non hanno, il perdono e l'amore mai sperimentati. E tu, dove sei? Ti trovi con un'agenda fitta di alienazioni o giaci mendico ai "crocicchi"? Attenzione, perché anche chi crede di avere, in realtà è un nullatenente. Per questo la Chiesa si reca senza posa ai "crocicchi" ad annunciare il Vangelo, alle "Periferie" dell'esistenza e sulle "strade", a raccogliere tutti quelli che "trovano", senza esigere nulla e senza moralismi. La sua missione infatti, è quella di portare le persone al banchetto di nozze del Signore e "riempire la sala" attraverso un catecumenato; in esso si è gestati nella fede per entrare, attraverso il battesimo, nella sala delle nozze eucaristiche con la veste bianca dell'uomo nuovo. Può accadere però che qualcuno, pur essendo stato "chiamato", si sia di nuovo chiuso alla Grazia, nascondendo nel cuore l'idolatria. Può succedere a noi, anche oggi, di scoprirci "senza abito nuziale". Come il "tale" scoperto dal Re, anche noi forse abbiamo lasciato in un cassetto la veste del battesimo che abbiamo ricevuto; la superbia, infatti, impedisce di lasciarsi rivestire di misericordia. Chi difende il proprio uomo vecchio non può rivestirsi di Cristo. S. Agostino interpreta così: "Qual è dunque l'abito di nozze? Il fine del precetto - dice l'Apostolo - è la carità che sgorga da un cuore puro, da una buona coscienza e da una fede sincera. Questo è l'abito di nozze... la carità che sgorga da un cuore puro, da una buona coscienza e da una fede sincera". Come scriveva San Paolo, senza l'amore di Cristo tutto è vano. Anche oggi il Re viene al suo banchetto; viene nella sua Chiesa, nella vita dei suoi figli, sino alla nostra famiglia, alla scuola, all'ufficio. E' viva in noi la carità di Cristo, il segno che qualifichi la fede adulta? Indossiamo la veste bianca che, perdonandoci ogni peccato, ci colma dell'amore di Cristo? Perdoniamo, scusiamo, abbiamo pazienza e misericordia? Ebbene, se il Re ci scopre senza carità, non temiamo! Nonostante tutto siamo ancora suoi "amici".... Non ci infiliamo nel buio dell'orgoglio come Giuda, ma lasciamoci smascherare e "ammutoliamo" come Giobbe. Ci siamo introdotti nel banchetto ingannando e mentendo, con il cuore aggrappato all'Egitto. Accettiamolo senza scusarci e lasciamoci crocifiggere con Cristo, perché siano "legati mani e piedi" del nostro uomo vecchio, e così sia "gettato" nella "notte" della morte; se sarà ucciso oggi, la morte seconda non ci recherà danno. E accostiamoci in fretta al trono della sua Grazia per rivestircene: "Indossate l'abito delle nozze; rivolgo quest'esortazione a voi che non l'avete ancora. Voi siete già dentro la Chiesa, vi siete già accostati al convito, ma non avete ancora l'abito da indossare in onore dello sposo, poiché andate ancora in cerca dei vostri interessi, non di quelli di Cristo. L'abito di nozze infatti s'indossa in onore dei coniugi, cioè dello sposo e della sposa. Voi conoscete lo sposo: è Cristo; conoscete la sposa: è la Chiesa. Recate onore allo sposo e alla sposa. Se onorerete come si deve gli sposi, voi ne sarete figli. Fate quindi progressi a questo riguardo. Amate il Signore e con questo sentimento imparate ad amarvi tra voi; in tal modo quando vi amerete tra voi amando il Signore, amerete sicuramente il prossimo come voi stessi. A una persona di tal genere posso dunque affidare il prossimo. Amate il prossimo come voi stessi" (S. Agostino). Ma per amare Cristo e invitare il mondo alle nozze del Figlio preparate per ciascuno, è necessario che camminiamo in una seria iniziazione alla fede, obbedendo alla Chiesa, ascoltando la Parola perché si compia in noi, sostenuti e rigenerati dai sacramenti. Così la "chiamata" diventerà in noi "elezione", che significa crocifissione con Cristo per amore di ogni uomo.
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