O "tutto" o niente. Il cristianesimo, portato dalla radice dell'ebraismo, non ammette mezze misure. O l'amore o il nulla. Perché l'amore non è divisione ma compimento integrale di una persona. L'amore non ammette compromessi, dilazioni, frammentazioni. L'amore è Dio e Dio è uno! Che vuol dire che il Signore è uno? Gesù rivela il cuore della Legge sintetizzandola nell'amore, da cui deriva ogni altra Parola, della Torah e dei Profeti. Senza amore tutto è vano dirà San Paolo, e sarà un approfondimento di questa risposta di Gesù. L'incipit delle Dieci Parole di Vita, vergate con il fuoco dell'amore divino e rivelate sul Sinai, rammentano un'esperienza d'amore. L'ascolto è preceduto e accompagnato dall'esperienza di una giustizia e una misericordia gratuite realizzate per Israele attraverso la liberazione dall'Egitto. E in essa, il Popolo ha conosciuto Dio come unico, nell'amore e nel potere. Lo stesso incipit appare nello Shemà, il comandamento più grande. L'amore a Dio e al prossimo scaturisce dall'esperienza dell'unicità dell'amore che rivela Dio. Per questo prima di essere un comandamento, esso è un'affermazione, un annuncio e una profezia, la rivelazione di un'identità. "Ascolta Israele, il Signore è uno": Il comandamento più grande rivela la grandezza di Colui che comanda, la sua unicità. La missione affidata ad Israele prima e alla Chiesa poi, l'incarico che costituisce la vita di ciascuno di noi, rivela l'identità di Colui che incarica e affida la missione. E nella sua identità è rivelata anche quella dell'apostolo, dell'inviato. Liberatore e liberato, in questa relazione sperimentata è gestato, nasce e si compie il comandamento più grande. Dio è l'unico da amare con tutto se stesso perché e l'unico che ama ogni uomo con tutto se stesso come fosse l'unico al mondo. Gesù conosce le vicende del proprio popolo. Egitto, Mitraym, in ebraico significa "angoscia, luogo dove l'umano è definitivamente incastrato e rinserrato". In Egitto il popolo ha vissuto nella condizione servile. Ciò non significa solamente la schiavitù in senso fisico. In Egitto il Popolo ha vissuto incastrato nel servizio agli idoli, e forse si è anche sottomesso all'idolatria. Essa è sempre dissipazione e disordine dell'uomo, del suo cuore, della sua mente, delle sue forze. Disordine in ebraico si dice "Faraone". Asservito al Faraone, il Popolo santo aveva perduto la sua identità, l'arco scoccato stava fallendo il bersaglio, e la vita scorreva slegata nella fatica della schiavitù. In questa situazione fallimentare è avvenuto l'impossibile, Dio stesso è sceso a liberare il Popolo per condurlo al bersaglio autentico, al compimento della sua missione. Il comandamento più grande, la sintesi di tutta la Torah e dei profeti, è quindi il sigillo e il segno dell'opera unica compiuta dall'unico che ne aveva il potere. "Il Popolo ebraico attesta, compiendo il primo comandamento, che "solo il Signore suo Dio" può fare questo. Testimonia che ne è beneficiario. Accetta e decide, per quanto possibile, di assumere la liberazione dalla servitù del Faraone. Vuole servire il Solo Signore, rendergli culto, orientare tutte le sue forze, tutto il suo cuore, tutta la sua anima, tutto il suo tutto, a questo solo culto" (Marie Vidal).
L'unica via al compimento della Legge, ovvero l'unico cammino che conduce alla Vita è dunque amarlo perché è unico: amarlo con tutto il cuore, con tutta la mente, con tutte le forze è l'unica vita ragionevole, intelligente, sapiente. Lo Shemà, l'ascolto che si fa obbedienza e compimento di un amore esclusivo, è il comandamento più grande perché è il comandamento dell'uomo libero. La libertà è la missione affidata ad ogni uomo creato ad immagine e somigliante del Dio libero che, liberamente lo ha tratto dal nulla per puro amore. Non esiste vita autentica dove non esiste libertà, perché non esiste amore laddove permane la schiavitù. Dove regna il Faraone vi è disordine e l'uomo vive dissipato; cuore, anima e forze si combattono conducendo l'uomo ad una schizofrenia interiore che lo distrugge. La libertà sorge dalla Verità annunciata dalle parole di Gesù: "Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». Gli risposero: «Noi siamo discendenza di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi tu dire: Diventerete liberi?». Gesù rispose: «In verità, in verità vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. Ora lo schiavo non resta per sempre nella casa, ma il figlio vi resta sempre; se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero... Chi è da Dio ascolta le parole di Dio: per questo voi non le ascoltate, perché non siete da Dio". L'ascolto della sua Parola è l'unica possibilità offerta all'uomo per essere libero davvero, affrancato dal potere del demonio, dalla schiavitù idolatrica che esso suppone. La Parola di Gesù è dunque lo Shemà capace di ri-orientare la vita sul cammino del compimento, dove cuore, anima e forze sono impiegate per amare. Lo Shemà che genera e gesta i figli di Dio perché vivano liberi come il Padre loro. A chi consegnare se stessi se non nessun altro ci ama come Lui? Chi amare se non l’unico che ci ha creato, perdonato e riscattato? Come dividere il nostro amore con idoli vani, inesistenti, incapaci di salvare? Tutto ha origine da un'esperienza nella nostra concretissima vita. Non si tratta di un impegno, di buona volontà. Si tratta d'amore. Questo amore che sorge dall'essere amato è la roccia su cui fondare l'esistenza, la stabilità nell'instabilità, la certezza nella precarietà. Lo Shemà è il fondamento del matrimonio, del fidanzamento, dell'amicizia, del lavoro, della Chiesa stessa. Lo Shemà irrora di eternità tutto il transitorio della vita generando la libertà di amare in qualunque circostanza, senza illusioni, nella santa indifferenza che sbriciola ogni preteso assoluto che vorrebbe rubare mente, anima e corpo. Lo Shemà è l'antidoto al fallimento delle relazioni: chi vive lo Shemà non dirà mai "non ti amo più, sono cambiati i miei sentimenti, non è più come prima"; perché lo Shemà compiuto inchioda ogni relazione sul robusto Legno della Croce, il luogo della libertà che si fa dono, sia quel che sia, costi quel che costi. Lo Shemà è il sigillo della Grazia e dell'elezione a vivere sulla terra l'amore celeste, la missione affidata alla Chiesa e a ciascuno di noi. Dio infatti è unico perché il suo amore è l'unico che scende con noi e in noi, nella sofferenza più profonda, nei dolori di un cancro, nelle angosce dei tradimenti e dei fallimenti, nei tormenti dei dubbi, in tutti gli istanti delle nostre vite. Lui è l'unico che ci ama così come siamo. Lui solo può darci la vita nella morte, orientare tutto di noi verso il compimento della missione affidata. L'esperienza del suo amore genera il radicale e assoluto amore a Lui. Da esso sgorga, naturalmente, l'amore al prossimo, il dono totale che giunge sino al nemico, perché ogni uomo, qualunque sia la sua situazione, reca scolpito il cromosoma divino. Ascoltare è dunque amare. Ascoltare la Verità è obbedire alla Verità; non a caso in ebraico i due verbi coincidono. Nulla di sentimentale, erotico e passionale. Ascoltare nell'assemblea, la predicazione, la Parola, il Magistero. Ascoltare e imparare a obbedire insieme al Popolo santo di Dio, appoggiati alla sua fede. Per vivere l'amore vero, non quello falso e ipocrita dei Baci Perugina; l'amore crudo, reale, totale, ragionevole e sapiente. L'amore crocifisso di Colui che, unico, ci ha donato tutto. Nel suo tutto consegnato il nostro tutto consegnato. Amore per amore, che significa ascoltare e proclamare nella vita, per pura Grazia, l'unicità dell'amore di Dio nel canto di gioia che sgorga dal compimento della propria vita secondo la volontà-comandamento
Nessun commento:
Posta un commento