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mercoledì 10 agosto 2016

SULLA GRATICOLA DELL'AMORE DI CRISTO IL PROFUMO DEI CRISTIANI SALVA IL MONDO
Come San Lorenzo che celebriamo oggi, siamo chiamati a entrare nella terra dove il "Seminatore" ci ha seminato. Dove sei "caduto" oggi come un "chicco di grano"? Nella tua famiglia, nel tuo fidanzamento, nella tua comunità cristiana, in quell'ufficio. Ogni centimetro della tua storia, infatti, è la "terra" dove ogni giorno il Signore ti depone perché tu vi muoia. Hai pensato a questo quando ti sei svegliato? Forse no. Anzi, è più facile che abbia pensato il contrario, a come evitare di morire, perché la morte significa tomba, e tomba significa solitudine. Invece oggi il Signore ci dice che proprio chi non muore rimane solo! Proprio un fidanzato che non si sacrifica mortificando la sua libidine rimane solo, mentre invece è convinto che possedendo la fidanzata nell'unione sessuale sconfiggerà la solitudine... E così per una coppia sposata e per un prete. Sì fratelli, morire ci fa paura perché siamo ancora schiavi dell'inganno del demonio. Il serpente, infatti, non a caso striscia sulla "terra", pronto a morderci e a iniettarci il veleno dell'incredulità con la sua lingua di menzogna. E cos' accade che, pur seminati, non ci lasciamo seppellire nelle profondità della terra, e continuiamo a vivere infecondi. "Amiamo" la "nostra vita", i desideri, i criteri, i sentimenti, senza renderci conto di respingere così la "vita eterna". Per questo ci sentiamo così spesso soli, e le ingiustizie che subiamo hanno il potere di ucciderci, come i rifiuti, le incomprensioni, le umiliazioni. 




Ma no fratelli, anche Lorenzo era stato seminato a Roma a servizio del Papa Sisto II. Ma ciò significava che aveva fatto l'esperienza che Cristo aveva dato la sua vita per lui! Il Padre, infatti, non semina qualsiasi "chicco", ma solo "chicchi di grano", ovvero quelli che portano in sé la stessa natura di Cristo, il "Chicco" per eccellenza. Hai sperimentato o no che Lui si è lasciato seppellire nei tuoi peccati, e che proprio nella tua tomba ti ha preso per mano ed è risuscitato vittorioso dalla morte e dalla solitudine "portando" alla luce della vita che non muore il "molto frutto" che eri tu? Se lo hai dimenticato perché di nuovo il serpente ti ha morso non temere! Coraggio, il Signore ti aspetta ancora nella terra che hai davanti. Scendi nelle profondità del tuo matrimonio, del tuo fidanzamento, della relazione con i tuoi figli e con i fratelli, del tuo lavoro e della tua malattia. Scendi e "odia la tua vita in questo mondo", rinnega cioè il tuo "io" e fai posto a quello di Cristo. Lui è già sceso dove ora ti sta chiamando ad inoltrarti. Perché "morire" significa "seguirlo" e "servirlo", offrire te stesso senza riserve. Come Lorenzo, che nel buio e nell'umidità della cella ha scoperto la "terra" dove "morire" per "non restare solo". In essa, infatti, ha potuto annunciare il Vangelo e battezzare un altro carcerato che ha riacquistato la vista... E la sua testimonianza ha convertito addirittura il carceriere, che ha finito con il morire martire anche lui... Allora, entra nella terra, e muori; prendi su di te l'ingiustizia e il rifiuto, così salverai i tuoi figli. Scendi nella terra e mortifica la tua carne, così "porterai" come "frutto" la tua fidanzata o il tuo fidanzato, vi unirete cioè nella "vita" vera, quella eterna di Cristo che significa pace, verità, libertà, amore autentico nel "servizio" e nel dono reciproco. Coraggio, "seguiamo" il Signore dove la nostra carne non vorrebbe, e sperimenteremo in noi la sua "vita", perché dove Lui "è" anche noi "saremo"... E questo sarà il nostro martirio, la testimonianza che il mondo aspetta dai cristiani. 

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