αποφθεγμα Apoftegma
Il mistero dell’Immacolata Concezione è fonte
di luce interiore, di speranza e di conforto.
In mezzo alle prove della vita
e specialmente alle contraddizioni
che l’uomo sperimenta dentro di sé e intorno a sé,
Maria, Madre di Cristo, ci dice
che la Grazia è più grande del peccato,
che la misericordia di Dio è più potente del male
e sa trasformarlo in bene.
Benedetto XVI
Colmi di gioia nel seno della Piena di Grazia
Quel giorno a Nazaret non fu tutto per caso, come non
lo è oggi per noi. La Vergine Maria era stata concepita senza peccato,
Immacolata Concezione, perché tutto di Lei fosse per il Signore. Da sempre, e
da prima che il sempre fosse tempo. Non un secondo della sua vita fu separato
dal Figlio che il suo seno avrebbe ospitato. Su di Lei il silenzio, sino
a quel giorno durante "il sesto mese" della gravidanza di Elisabetta,
quando è apparso Gabriele sulle soglie di una casa di Galilea ad "una
ragazza di nome Maria". E' in quell'istante che le parole dell'Angelo ci
rivelano tutto di Lei: "piena di Grazia", perché "il Signore era già con
Maria". Maria, il vuoto pneumatico colmato in ogni centimetro dalla Grazia
di Dio. Senza peccato originale, ovvero senza tutto quello che, invece, riempie
il nostro cuore, la nostra mente, le nostre forze. Per questo, in Maria, ha
potuto prendere dimora la carne di quel Dio che già la colmava con la sua ""charis",
la Grazia che coincide con Dio stesso, essendo il suo soffio vitale, lo Spirito
Santo, il suo amore. Maria è "kecharitomène", piena di Grazia,
completamente colma di Dio. Non a caso il termine "charis" ha la
stessa radice di "chara", gioia: essendo piena di Dio Maria è pura
gioia. Quando Gabriele la saluta dicendole di "rallegrarsi", la sta,
semplicemente, chiamando per nome. Come oggi chiama ciascuno di noi. Ora, in
questo istante preciso, non importa se non hai ragioni per gioire. La grande
notizia di questa Solennità è infatti che, essendo stati chiamati nella Chiesa,
possiamo scoprire che il nostro vero nome, la nostra natura autentica è la
gioia, non la tristezza. Siamo immagine e somiglianza di Dio, creati cioè per
essere colmi della sua Grazia, Tempio del suo Spirito, dimora del suo amore. La
menzogna del demonio ci ha fatto credere il contrario, e per questo stiamo
buttando la vita nei peccati. Ma, come dice San Paolo, non è questa la verità
su di noi! E' il peccato che ha preso dimora in noi al posto di Dio che ci fa
pensare e fare cose che, nel fondo incontaminato del nostro essere, non
vorremmo. Non siamo fatti per peccare, ma per amare! Siamo nati per gioire, non
per gettare le ore nella tristezza. Perché la gioia, come la tristezza, non
dipendono da ciò che ti accade. La gioia sei tu, mentre la tristezza è il
peccato, ovvero quello che tu non sei! Sei un peccatore, ma è molto diverso.
Pecchi e soffri perché in te ci sono spazi che Dio non può occupare; per questo
non sei pienamente te stesso, e quindi non puoi gioire pienamente: assapori
momenti di gioia, quando ad esempio perdoni un fratello, ma è tutto troppo
intermittente, e facilmente cadi nella frustrazione, la madre di tutte le
mormorazioni. In te è ancora vivo l'uomo vecchio, la caricatura del tuo essere
autentico, la maschera di Dio che il demonio ti ha spinto a indossare. Feriti
dal peccato, infatti, non sappiamo più rallegrarci. Abbiamo bisogno di ragioni
umane per farlo. Per gioire deve accadere qualcosa, e ciascuno pensi ciò che
aspetta per poterlo fare: nel matrimonio, nel rapporto con i figli, nello
studio o al lavoro. Non mi riferisco solo agli aspetti prosaici dell'esistenza,
penso anche a quelli spirituali. Magari per gioire abbiamo bisogno di vedere
dei segni di conversione in noi e negli altri. E siccome tutto è così precario,
abbiamo smesso di credere nella gioia incorruttibile, quella piena e duratura;
nella migliore delle ipotesi speriamo di gustarla in Paradiso. Nel fondo
del nostro cuore pensiamo ancora che per Dio vi siano cose impossibili. E sai
perché? Perché, a differenza di Maria, noi "conosciamo uomo", eccome.
Viviamo cioè ancora schiacciati dalla carne, incatenati a rapporti morbosi e
affettivi dai quali esigiamo ragioni per esistere, e quindi gioire. Speriamo dalla
terra nella quale viviamo da esuli e pellegrini quello che solo il Cielo, la
nostra Patria, può darci. Per questo l'Arcangelo Gabriele, ovvero gli
inviati dal Padre alla nostra vita, ci ripete oggi le parole con cui ha
visitato Maria: "nulla è impossibile a Dio!". C'è una parte di noi
che "non ha conosciuto uomo", l'intimo nel quale oggi, come fece il
figlio prodigo, siamo chiamati a rientrare, perché è proprio lì che “lo
Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza
dell’Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di
Dio". Colui che nascerà in te sarà l'uomo nuovo ricreato in Cristo, e
finalmente sarai autenticamente tu, immagine e somiglianza di Dio. Esistevamo,
prima del tempo, immacolati nel pensiero di Dio che ci aveva scelti e amati,
come Adamo ed Eva nel Paradiso.
Coraggio allora, metti in fila tutte le cose nelle
quali, come i progenitori dopo aver accolto la menzogna del serpente, pensi che
Dio non ce la possa fare... Tua moglie, tuo marito, quel figlio perduto, la
malattia, la vecchiaia, la solitudine, il lavoro? Ebbene, proprio in mezzo a
tutte queste ragioni umani di tristezza risuonano per te queste parole: "rallegrati
piena di Grazia". Rallegrati oggi perché sei chiamato nella Chiesa
per imparare a gioire, ovvero a vivere secondo la volontà di Dio, che è il
compimento della tua vita nell'amore. "il Signore è con noi" da
sempre, anche se lo abbiamo rifiutato. Ci ama infinitamente e per questo non ci
ha mai abbandonati al nostro destino. Egli agisce nella nostra storia, anche
attraverso i fatti che ci inducono alla tristezza, lasciandoci liberi di
peccare e sperimentare il fallimento che, a poco a poco, ci svuota dei falsi
ideali, dei criteri e dei progetti partoriti dall'uomo vecchio.
"Rallegrati" proprio oggi dunque, e "non temere, perché hai
trovato Grazia presso Dio". Te lo testimoniano proprio gli eventi e le
relazioni che stanno demolendo la dimora del nemico per fare spazio alla
Grazia. La Parola che la Chiesa ci predica e i sacramenti ai quali
possiamo accostarci hanno infatti il potere di stanare il demonio e scacciarlo
dalle zone che usurpa in noi. E così, giorno dopo giorno, con Maria che è Madre
della Chiesa e Madre nostra, possiamo camminare aprendoci sempre più alla
Grazia, sino a che essa prenda completamente possesso di noi. Vuoi essere te
stesso? Vuoi essere tu la ragione della tua gioia? Vuoi cioè che l'amore colmi
ogni centimetro della tua vita per riconsegnarti l'identità perduta, infondendo
senso ad ogni suo istante e la dignità di figlio di Dio ad ogni tuo pensiero e
gesto? Lasciati accogliere nel seno benedetto di Maria immergendoti nelle
viscere di misericordia della Chiesa. Nell'Immacolata sua concezione c'era
anche la nostra storia. Impura eppure già purificata nella compassione di Dio,
colma di peccati già gravidi di misericordia. La sua Grazia giunge a noi per
mezzo di Maria, che instancabilmente
corre a cercare le tante Elisabetta sue parenti che la misericordia
di Dio ha già visitato. Oggi non è l'anno zero fratelli, siamo tutti
"al sesto mese" di un'opera che Dio ha cominciato in noi mentre
eravamo sterili, incapaci di gioire perché incapaci di amare; abbiamo solo
bisogno che Maria venga a visitarci, a certificare con il suo saluto che anche
noi siamo "pieni di Grazia". E lo fa oggi, perché in questo Anno Santo Straordinario della Misericordia che inizia
con questa Solennità, possa sussultare di gioia l'uomo nuovo che Dio ha
seminato in noi. Per questo Maria, immagine della Chiesa, ci apre in modo
speciale la "porta santa", quella del sepolcro, perché possiamo
attraversarla con Lei e iniziare a camminare nella vita nuova che nasce
dall’Indulgenza plenaria che cancella ogni peccato per fare pienamente posto
alla Grazia. Nella stessa luce di Pasqua per la quale Maria fu
preservata da ogni peccato, infatti, risplende anche la nostra
vita graziata, per la cui salvezza Gesù ha dato la sua vita, gratuitamente
e senza condizioni. E' questo che ci unisce a Maria, il mistero di un amore che
previene il peccato in Lei proprio per perdonarlo e cancellarlo in noi.
Allora, come non dire ripetere al Signore insieme a Maria le stesse
parole con le quali si è consegnata a Lui? Sì, "ecco" anche me, "sono la serva del Signore, avvenga di me
quello che hai detto”.
Nessun commento:
Posta un commento