Abraham affresco nella sinagoga Dura-Europos, III secolo |
di Dio è di nuovo preparata per noi; ci è annunciata nella Chiesa, anche oggi. Ascoltiamola senza indurire il cuore e attraverso la predicazione potremo accogliere, poco a poco, la fede per la quale e nella quale siamo stati generati: quella dei figli di Abramo ricreati in Cristo. Condotti da Lui sul cammino della conversione, come il figlio prodigo "vivono sempre nella casa di loro Padre", dove imparano la libertà di amare senza condizioni. Nella comunità cristiana ascoltano la sua Parola nella quale conoscono la Verità che li illumina per seguire l'Agnello ovunque vada per compiere nella storia il suo Mistero Pasquale in loro. Sono "davvero" discepoli di Gesù che "rimangono fedeli" al Padre perché fluisce in loro il sangue del loro Fratello Primogenito, nel quale possono custodire in ogni istante la Nuova ed Eterna Alleanza. Come Abramo hanno imparato a sperare contro ogni speranza perché, pur vedendo tante volte morta la propria carne a causa dei peccati, hanno conosciuto la misericordia che ridona la vita ai morti. Per questo si affidano completamente al Padre: la loro fede, infatti, ha nella carne il suo memoriale indistruttibile perché, come Abramo, stringono tra le braccia Isacco, il figlio della promessa compiuta, la testimonianza della fedeltà di Dio.
Hortus Deliciarum,
Der Schoß Abrahams. 1180 |
Chiamata di Abramo. Wiener Genesis VI secolo |
Possiamo raccontare la storia.
Quando l'ascolto custodisce la verità e la libertà
Quando il maestro spirituale Israel Ba’al Shem Tov, fondatore dello chassidismo, aveva un difficile compito davanti a sé, si recava in un certo luogo nei boschi, accendeva un fuoco e meditava in preghiera. E ciò che aveva deciso di fare realizzava.
Una generazione dopo, quando il suo discepolo dovette assolvere lo stesso compito, si recò nello stesso luogo nei boschi e disse: “Non sappiamo più accendere il fuoco, ma conosciamo ancora le preghiere.” E ciò che aveva deciso di fare si realizzò.
Un’altra generazione dopo, quando anche il discepolo del discepolo dovette assolvere lo stesso compito, si recò nello stesso luogo nei boschi e disse: “Non sappiamo più accendere il fuoco, non conosciamo più le preghiere, ma conosciamo ancora il luogo nei boschi dove è successo. Dev’essere sufficiente.” E fu sufficiente.
Ma un’altra generazione dopo, quando il discepolo del discepolo del discepolo si sedette nella sua poltrona dorata, nel suo castello, disse: “Non sappiamo più accendere il fuoco. Non conosciamo più le preghiere. Non conosciamo più il luogo nei boschi dove tutto ciò è successo. Ma possiamo ancora raccontare la storia.”
Una generazione dopo, quando il suo discepolo dovette assolvere lo stesso compito, si recò nello stesso luogo nei boschi e disse: “Non sappiamo più accendere il fuoco, ma conosciamo ancora le preghiere.” E ciò che aveva deciso di fare si realizzò.
Un’altra generazione dopo, quando anche il discepolo del discepolo dovette assolvere lo stesso compito, si recò nello stesso luogo nei boschi e disse: “Non sappiamo più accendere il fuoco, non conosciamo più le preghiere, ma conosciamo ancora il luogo nei boschi dove è successo. Dev’essere sufficiente.” E fu sufficiente.
Ma un’altra generazione dopo, quando il discepolo del discepolo del discepolo si sedette nella sua poltrona dorata, nel suo castello, disse: “Non sappiamo più accendere il fuoco. Non conosciamo più le preghiere. Non conosciamo più il luogo nei boschi dove tutto ciò è successo. Ma possiamo ancora raccontare la storia.”
(da Racconti dei saggi yiddish, Milano, 2010)
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