camminando dietro a Lui in questo mondo. Chi "segue" il Signore, infatti, vedrà risplendere della sua "luce" tutto ciò che per la superbia della carne e il pensiero del mondo è "tenebra". Lo è una malattia o la morte di una persona cara; è buio pesto il carattere insopportabile della moglie, come il tradimento del marito, la difficoltà ad avere un figlio, la fragilità del carattere e la debolezza psicologica, un licenziamento e la disoccupazione, lo sfratto e qualsiasi ingiustizia subita. E' "tenebra" perché il peccato ci ha gettati tutti fuori dal Paradiso, chiudendo dietro di noi le porte del Cielo; tagliando con Dio abbiamo a poco a poco dimenticato di essere suoi figli, finendo col vivere come orfani che "non conoscono il loro Padre". Lontani da Lui la vita ha perduto la luce che solo il suo amore di Padre fa risplendere, e così ci siamo ritrovati a vagare nella storia "sperduti come un gregge", mentre "ognuno segue la sua strada", schiavi di un soggettivismo che partorisce miliardi di verità per tentare inutilmente di spiegare miliardi di storie avvolte nelle "tenebre". Ma Dio non ci ha creato per marcirci dentro! Nonostante avessimo violentato la libertà opponendoci a Lui, geloso dei suoi figli, ci ha "tanto amato da dare il suo Figlio" per salvarci. E ha fatto come annunciò profeticamente chiamando Abramo perché gli sacrificasse suo figlio: Isacco, infatti, "veniva condotto al sacrificio dal padre quale simbolo e conferma che non si deve attribuire al potere umano o alla malvagità dei nemici il Fatto che Gesù Cristo nostro Signore sia stato condotto alla Croce, ma alla volontà del Padre, il quale permise, con un disegno preordinato, che Egli subisse la morte per il bene di tutti" (San Cirillo di Alessandria). Come sul monte Moria il Padre e Isacco "testimoniarono" insieme la fede nella provvidenza di Dio, così sul Golgota il Padre e il Figlio hanno "testimoniato" ad ogni uomo i loro amore infinito: "la Croce imposta al nostro Salvatore, ritenuta dagli uomini un semplice legno, era al cospetto del Padre come un grande ed eccelso altare, eretto per la salvezza del mondo e impregnato al profumo di una vittima santa e purissima".
lunedì 14 marzo 2016
La luce di Cristo per conoscere il "luogo" del Padre
camminando dietro a Lui in questo mondo. Chi "segue" il Signore, infatti, vedrà risplendere della sua "luce" tutto ciò che per la superbia della carne e il pensiero del mondo è "tenebra". Lo è una malattia o la morte di una persona cara; è buio pesto il carattere insopportabile della moglie, come il tradimento del marito, la difficoltà ad avere un figlio, la fragilità del carattere e la debolezza psicologica, un licenziamento e la disoccupazione, lo sfratto e qualsiasi ingiustizia subita. E' "tenebra" perché il peccato ci ha gettati tutti fuori dal Paradiso, chiudendo dietro di noi le porte del Cielo; tagliando con Dio abbiamo a poco a poco dimenticato di essere suoi figli, finendo col vivere come orfani che "non conoscono il loro Padre". Lontani da Lui la vita ha perduto la luce che solo il suo amore di Padre fa risplendere, e così ci siamo ritrovati a vagare nella storia "sperduti come un gregge", mentre "ognuno segue la sua strada", schiavi di un soggettivismo che partorisce miliardi di verità per tentare inutilmente di spiegare miliardi di storie avvolte nelle "tenebre". Ma Dio non ci ha creato per marcirci dentro! Nonostante avessimo violentato la libertà opponendoci a Lui, geloso dei suoi figli, ci ha "tanto amato da dare il suo Figlio" per salvarci. E ha fatto come annunciò profeticamente chiamando Abramo perché gli sacrificasse suo figlio: Isacco, infatti, "veniva condotto al sacrificio dal padre quale simbolo e conferma che non si deve attribuire al potere umano o alla malvagità dei nemici il Fatto che Gesù Cristo nostro Signore sia stato condotto alla Croce, ma alla volontà del Padre, il quale permise, con un disegno preordinato, che Egli subisse la morte per il bene di tutti" (San Cirillo di Alessandria). Come sul monte Moria il Padre e Isacco "testimoniarono" insieme la fede nella provvidenza di Dio, così sul Golgota il Padre e il Figlio hanno "testimoniato" ad ogni uomo i loro amore infinito: "la Croce imposta al nostro Salvatore, ritenuta dagli uomini un semplice legno, era al cospetto del Padre come un grande ed eccelso altare, eretto per la salvezza del mondo e impregnato al profumo di una vittima santa e purissima".
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