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mercoledì 2 marzo 2016

Norvegia: tolta la custodia dei figli a due coniugi “troppo cristiani”

I servizi sociali sottraggono ai coniugi Bodnariu i cinque figli, tra cui un lattante, perché cristiani credenti in un Dio “che punisce”. Mobilitazione internazionale per chiedere il ricongiungimento


Protest in Targoviste (Ro) for Bodnariu Family - Facebook
Protest in Targoviste (Ro) for Bodnariu FamilyLa società moderna entra nel paradosso: con una mano concede i bambini, attraverso metodi di fecondazione eterologa che si basano sullo sfruttamento del corpo femminile, a chi ne rivendica il possesso come un diritto; con l’altra mano sottrae i figli alle proprie legittime famiglie.
Quest’ultimo caso si è recentemente verificato ai danni di una famiglia, “accusata” dalle autorità di impartire alla prole un’educazione troppo cristianamente indirizzata. È successo non nei territori del Medio Oriente occupati dall’Isis, né in uno di quei Paesi in cui i cristiani rappresentano una minoranza religiosa perseguitata. Ma è successo in Norvegia, ridente e pacifico Paese situato nell’estremo nord dell’Europa, collocato dall’immaginario collettivo nel gotha della tolleranza.
Le vittime di questo episodio sono i coniugi Bodnariu, lui romeno (Marius) e lei norvegese (Ruth), e i loro cinque figli: Eliana (9 anni), Noemi (7), Matei (5), Ioan (2) e Ezekiel (4 mesi), che i servizi sociali hanno tolto alla custodia dei genitori lo scorso 16 novembre.

Lo hanno fatto recandosi presso la scuola che frequentano i bambini più grandi. Li hanno presi con loro e poi si sono recati a casa Bodnariu, dove hanno arrestato Ruth, la quale è stata poi rilasciata dopo un interrogatorio. Stessa sorte è toccata a Marius, arrestato mentre si trovava al lavoro. In un primo momento, le autorità non avrebbero fornito spiegazioni ai due coniugi. Solo successivamente, come ha riportato Tempi, tramite il loro legale sono riusciti a dirimere la coltre di mistero.
L’intervento dei servizi sociali sarebbe partito dopo una segnalazione da parte della preside della scuola dei loro figli, preoccupata perché le due bambine più grandi avevano parlato di castighi da parte dei genitori. Nella lettera inviata ai servizi sociali, la preside non ha mancato di segnalare che i due coniugi sono “molto cristiani”, così come gli zii e la nonna paterna, il che li porterebbe a credere in un Dio che “punisce i peccati”. La preside, sebbene convinta che i bambini non abbiano subito violenza fisica, è dunque persuasa che questo clima religioso inibisca i piccoli.
A seguito degli accertamenti effettuati, è emerso che i bambini nascondono spesso le marachelle per evitare che i genitori possano dar loro delle sculacciate. Al tempo stesso, i bambini hanno spiegato di non temere mamma e papà e di non essere per nulla spaventati dall’idea di tornare a casa. Come in un romanzo kafkiano, i due coniugi sono stati costretti a difendersi da queste accuse durante gli interrogatori. Hanno ammesso di aver sgridato e talvolta sculacciato i propri figli, ma hanno negato con fermezza di aver mai “abusato” dei loro figli, azione di cui le autorità hanno insistentemente chiesto conto.
Oltre l’umiliazione, i genitori hanno dovuto subire anche un’assurda accusa di colpevolezza, tale da spingere le autorità a sottrarre loro tutti e cinque i figli e a distribuirli in diverse case famiglie. Secondo fonti citate sempre da Tempi, i bambini avrebbero scritto diverse lettere ai genitori, che però non sono mai state consegnate. I servizi sociali hanno negato l’esistenza di queste lettere e hanno affermato che ai bambini non mancano i genitori.
Secondo i nonni dei piccoli non v’è alcun dubbio circa il fatto che “l’educazione cristiana dei bambini è ciò su cui verte l’azione delle istituzioni norvegesi”. Un’azione che appare spietata: il neonato viene visto e allattato solo due volte a settimana, mentre gli altri due maschietti si incontrano con la madre solo una volta a settimana. Le due figlie più grandi, invece, non possono vedere mai i genitori. Un gesto di clemenza si è consumato lo scorso 18 febbraio, quando la famiglia si è finalmente potuta ricongiungere per diverse ore. Intanto, però, è partito l’iter di adozione.
La società civile non è rimasta indifferente a questa vessazione. Quasi 60mila sono le persone che finora hanno aderito a una raccolta firme per chiedere al Governo norvegese di intervenire per mettere fine a questo incubo. Tuttavia la ministra norvegese della Gioventù, Solveig Horne, ha seccamente risposto: “Ciò che accade in famiglia, non è più solo una questione privata”. Ed ha aggiunto: “Nessuno può dire che secondo la propria religione è consentito picchiare un bambino. Per la legge norvegese, questo non è permesso”.
Secondo la ministra dunque, qualche sculacciata subita deve portare inevitabilmente al trauma di essere strappati ai propri genitori. Non la pensano come lei moltitudini di persone, nel suo Paese ma soprattutto nel resto d’Europa. Attestazioni di solidarietà giungono costantemente alla famiglia Bodnariu. Il prossimo 16 aprile in migliaia si riuniranno in strada per chiedere la liberazione dei bambini in centinaia di città romene, negli Stati Uniti, in Australia e in diverse capitali europee. La libertà religiosa è in pericolo anche in Occidente. E la gente ha iniziato a prenderne coscienza.

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