Fin dai primi secoli la Chiesa di Roma mostrava che “non datur Ecclesia sine Petro”, a significare, appunto che la Chiesa di Roma era tutta presente nel successore di Pietro e da lui rappresentata. Questa Chiesa di Roma, fin dai primi secoli, era detta possedere il “carisma della verità”, riferimento certo in materia di fede, sacramenti e morale. Per cui tutte le chiese ad essa dovevano riferirsi per essere sicure di rimanere nella “Traditio Apostolica”.
Così il 18 luglio 1870, in una Roma battuta da violenti temporali, i padri riuniti per il Concilio Vaticano I approvarono la costituzione “Pastor Aeternus” che proclamava il dogma dell’infallibilità del Papa. Oggi, Anno Domini 2016, il noto teologo tedesco Hans Kung, 88enne, pubblica il 5° volume della sua opera omnia e coglie l’occasione per fare un appello a Papa Francesco. Perché abolisca il dogma dell’infallibilità.
Per l’occasione abbiamO incontrato il teologo domenicano P. Roberto Coggi.
Per cominciare gli leggo il titolo che il quotidiano Repubblica ha scelto per l’appello di Hans Kung: Aboliamo l’infallibilità del Papa. «Evviva!», risponde d’amblè il teologo domenicano. Poi ride.
Mi scusi P. Coggi, ma si può abolire un dogma?
No di certo, è un’assurdità. Il dogma, qualsiasi dogma, per definizione è irreformabile.
In poche parole, che cosa è il dogma dell’infallibilità del Papa?
Quando il Papa, nella pienezza della sua autorità, quindi facendo chiaramente intendere che vuole esprimersi in maniera
autorevole, afferma qualche cosa che appartiene alla fede o alla morale, è infallibile. Non sbaglia, in quanto assistito dallo Spirito Santo. Come recita la “Pastor Aeternus”, quelle “definizioni del Romano Pontefice sono immutabili per se stesse, e non per il consenso della Chiesa. Se qualcuno quindi avrà la presunzione di opporsi a questa Nostra definizione, Dio non voglia!: sia anatema”.
Ci furono forti contrasti all’approvazione di questo dogma?
Beh, il dibattito c’è stato, ma non mi sembra sia stato così imponente come taluni lo dipingono, ha riguardato soprattutto la Francia e la vicenda dei cosiddetti “vecchi cattolici”, però si arrivò all’approvazione della costituzione con 535 placet e solo 2 non placet, tra l’altro immediatamente ritirati.
Quello dell’infallibilità è un tema molto caro a Kung, ne parla dalla fine degli anni ’60 del secolo scorso…
Sì, nel 1970, guarda caso appena due anni dopo l’enciclica Humanae Vitae, pubblicò un libro dal titolo inequivocabile: “Infallibile? Una domanda.” E la risposta che si diede è: no. Perché la sua premessa era molto semplice, riteneva che Humanae Vitae fosse evidentemente sbagliata. Nonostante il Papa Paolo VI avesse impegnato tutta la sua autorità apostolica, anche se non tutta la sua infallibilità in senso stretto. In questo contesto ritenere l’enciclica come evidentemente sbagliata non mi pare proprio un gran punto di partenza.
Secondo Kung l’incapacità della Chiesa di realizzare le riforme sarebbe proprio il dogma dell’infallibilità, cosa ne pensa?
Se uno ritiene che la riforma debba riguardare i dogmi, è chiaro che il dogma dell’infallibilità è certamente un freno. Ma la riforma della Chiesa non riguarda i dogmi, riguarda al massimo la pastorale, ma di certo non la dottrina. Nessun dogma può essere abolito nella Chiesa.
Torniamo all’assurdo di cui parlavamo all’inizio...
Certo. Supponiamo che il Papa a un certo momento abolisca il dogma dell’infallibilità, mi chiedo allora: ma è infallibile in questa abolizione?
Ma cos’è un dogma?
E’ una verità di fede o di morale che appartiene alla Rivelazione divina. Ed è dichiarata come tale dal Magistero della Chiesa.
L’infallibilità del Papa in che senso è un dono per la Chiesa?
L’infallibilità ci dà la sicurezza di essere nella verità. E’ un carisma che il Papa riceve, in certi momenti, quando esercita il suo Magistero. Quando crediamo un dogma siamo sicuri di non sbagliare. Questa è una grande grazia a cui, purtroppo, troppe volte giriamo le spalle. L’infallibilità ci dona soprattutto la garanzia dell’unità di fede.
Così il 18 luglio 1870, in una Roma battuta da violenti temporali, i padri riuniti per il Concilio Vaticano I approvarono la costituzione “Pastor Aeternus” che proclamava il dogma dell’infallibilità del Papa. Oggi, Anno Domini 2016, il noto teologo tedesco Hans Kung, 88enne, pubblica il 5° volume della sua opera omnia e coglie l’occasione per fare un appello a Papa Francesco. Perché abolisca il dogma dell’infallibilità.
Per l’occasione abbiamO incontrato il teologo domenicano P. Roberto Coggi.
Per cominciare gli leggo il titolo che il quotidiano Repubblica ha scelto per l’appello di Hans Kung: Aboliamo l’infallibilità del Papa. «Evviva!», risponde d’amblè il teologo domenicano. Poi ride.
Mi scusi P. Coggi, ma si può abolire un dogma?
No di certo, è un’assurdità. Il dogma, qualsiasi dogma, per definizione è irreformabile.
In poche parole, che cosa è il dogma dell’infallibilità del Papa?
Quando il Papa, nella pienezza della sua autorità, quindi facendo chiaramente intendere che vuole esprimersi in maniera
autorevole, afferma qualche cosa che appartiene alla fede o alla morale, è infallibile. Non sbaglia, in quanto assistito dallo Spirito Santo. Come recita la “Pastor Aeternus”, quelle “definizioni del Romano Pontefice sono immutabili per se stesse, e non per il consenso della Chiesa. Se qualcuno quindi avrà la presunzione di opporsi a questa Nostra definizione, Dio non voglia!: sia anatema”.
Ci furono forti contrasti all’approvazione di questo dogma?
Beh, il dibattito c’è stato, ma non mi sembra sia stato così imponente come taluni lo dipingono, ha riguardato soprattutto la Francia e la vicenda dei cosiddetti “vecchi cattolici”, però si arrivò all’approvazione della costituzione con 535 placet e solo 2 non placet, tra l’altro immediatamente ritirati.
Quello dell’infallibilità è un tema molto caro a Kung, ne parla dalla fine degli anni ’60 del secolo scorso…
Sì, nel 1970, guarda caso appena due anni dopo l’enciclica Humanae Vitae, pubblicò un libro dal titolo inequivocabile: “Infallibile? Una domanda.” E la risposta che si diede è: no. Perché la sua premessa era molto semplice, riteneva che Humanae Vitae fosse evidentemente sbagliata. Nonostante il Papa Paolo VI avesse impegnato tutta la sua autorità apostolica, anche se non tutta la sua infallibilità in senso stretto. In questo contesto ritenere l’enciclica come evidentemente sbagliata non mi pare proprio un gran punto di partenza.
Secondo Kung l’incapacità della Chiesa di realizzare le riforme sarebbe proprio il dogma dell’infallibilità, cosa ne pensa?
Se uno ritiene che la riforma debba riguardare i dogmi, è chiaro che il dogma dell’infallibilità è certamente un freno. Ma la riforma della Chiesa non riguarda i dogmi, riguarda al massimo la pastorale, ma di certo non la dottrina. Nessun dogma può essere abolito nella Chiesa.
Torniamo all’assurdo di cui parlavamo all’inizio...
Certo. Supponiamo che il Papa a un certo momento abolisca il dogma dell’infallibilità, mi chiedo allora: ma è infallibile in questa abolizione?
Ma cos’è un dogma?
E’ una verità di fede o di morale che appartiene alla Rivelazione divina. Ed è dichiarata come tale dal Magistero della Chiesa.
L’infallibilità del Papa in che senso è un dono per la Chiesa?
L’infallibilità ci dà la sicurezza di essere nella verità. E’ un carisma che il Papa riceve, in certi momenti, quando esercita il suo Magistero. Quando crediamo un dogma siamo sicuri di non sbagliare. Questa è una grande grazia a cui, purtroppo, troppe volte giriamo le spalle. L’infallibilità ci dona soprattutto la garanzia dell’unità di fede.
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