Padre Gabriele Amorth è tornato alla casa del Padre, venerdì 16 settembre all’età di 91 anni, dopo un esistenza vissuta a combattere il diavolo. Per tanti è stata la figura simbolo dell’esorcista, una figura questa che, purtroppo, non sempre ha goduto di buona reputazione anche all’interno della Chiesa negli ultimi cinquanta, sessant’anni. Tanto che molti lo cercavano padre Amorth, vista la sua fama, da ogni parte del mondo, molto spesso perché nella diocesi di appartenenza non c’era nessun prete deputato a questo ministero.
Padre Candido Adamantini (1914-1992), esorcista della Scala Santa e grande maestro di padre Amorth, scriveva una prefazione a un libro del suo allievo (Un esorcista racconta, Edb), dicendo che «in questi ultimi decenni, benché si sia scritto molto un po’ in tutti i campi della teologia e della morale cattolica, il tema degli esorcismi è stato pressoché dimenticato. (…) Eppure, è grande l’importanza del ministero di “cacciare i demoni”, quale risulta dai Vangeli, dall’opera degli Apostoli, dalla storia della Chiesa».
Le parole di padre Candido ci aiutano a comprendere quanto, al netto delle spettacolarizzazioni sul ruolo degli esorcisti, questo ministero sia imprescindibile per i seguaci di Cristo e, quindi, per la Chiesa cattolica. Anche padre Amorth, spesso, è stato accusato di essere troppo mediatico, ma la sua attività è stata importante. I suoi libri, le sue interviste, le sue partecipazioni in radio e in Tv, hanno permesso al popolo di conoscere e comprendere meglio temi che troppo spesso si volevano dimenticati.
Ma chi è l’esorcista? La risposta la fornisce padre Amorth che ha risposto a questa domanda nel suo Testamento spirituale (San Paolo). «Di certo, in materia di “diavolerie”, l’esorcista ne sa forse più del diavolo. Pur essendo molto meno intelligente di lui, sa di persona e per esperienza come si comporta il maligno. Ogni sacerdote», scriveva padre Amorth, «dovrebbe avere quel minimo di cognizioni per capire se una persona abbia bisogno o no di rivolgersi all’esorcista, il quale svolge un apostolato fra persone estremamente sofferenti e talvolta non comprese dai familiari né dai medici né dai sacerdoti medesimi. Per essere efficace nel suo ministero e andare a segno, l’esorcista quale testimone della fortezza e della speranza cristiane che sorreggono contro ogni male, è fedele alla Santa Messa quotidiana, alla liturgia delle Ore, alla preghiera rivolta alla Santa Madre di Dio, all’arcangelo San Michele, al proprio santo protettore; come pure è costante nella meditazione della parola di Dio, anzitutto quella di ogni giorno».
Emerge una figura che si radica nella profonda semplicità di una vita sacerdotale autentica, senza fronzoli o chissà quali stranezze. «L’attività principale di Satana», scriveva padre Amorth nella prefazione a un testo del suo superiore don Francesco Cupello (É lui a far paura al demonio, Fede&Cultura), «è la tentazione. A questa siamo soggetti tutti, dalla nascita alla morte. Ecco il motivo per cui dobbiamo conoscere l’esistenza di Satana, il nemico di Dio, che vuole strapparci dal piano divino (che è il Paradiso a cui siamo tutti destinati) e trascinarci all’inferno, cosa che egli fa semplicemente facendoci cadere nel peccato, inducendoci a trascurare i comandamenti e a non pensare più a Dio e alla sua legge. (…) Gesù è chiaro: “Chi non è con me è contro di me”. Ciò significa che o siamo con Gesù Cristo o siamo con Satana: non ci sono vie di mezzo”».
Padre Candido Adamantini (1914-1992), esorcista della Scala Santa e grande maestro di padre Amorth, scriveva una prefazione a un libro del suo allievo (Un esorcista racconta, Edb), dicendo che «in questi ultimi decenni, benché si sia scritto molto un po’ in tutti i campi della teologia e della morale cattolica, il tema degli esorcismi è stato pressoché dimenticato. (…) Eppure, è grande l’importanza del ministero di “cacciare i demoni”, quale risulta dai Vangeli, dall’opera degli Apostoli, dalla storia della Chiesa».
Le parole di padre Candido ci aiutano a comprendere quanto, al netto delle spettacolarizzazioni sul ruolo degli esorcisti, questo ministero sia imprescindibile per i seguaci di Cristo e, quindi, per la Chiesa cattolica. Anche padre Amorth, spesso, è stato accusato di essere troppo mediatico, ma la sua attività è stata importante. I suoi libri, le sue interviste, le sue partecipazioni in radio e in Tv, hanno permesso al popolo di conoscere e comprendere meglio temi che troppo spesso si volevano dimenticati.
Ma chi è l’esorcista? La risposta la fornisce padre Amorth che ha risposto a questa domanda nel suo Testamento spirituale (San Paolo). «Di certo, in materia di “diavolerie”, l’esorcista ne sa forse più del diavolo. Pur essendo molto meno intelligente di lui, sa di persona e per esperienza come si comporta il maligno. Ogni sacerdote», scriveva padre Amorth, «dovrebbe avere quel minimo di cognizioni per capire se una persona abbia bisogno o no di rivolgersi all’esorcista, il quale svolge un apostolato fra persone estremamente sofferenti e talvolta non comprese dai familiari né dai medici né dai sacerdoti medesimi. Per essere efficace nel suo ministero e andare a segno, l’esorcista quale testimone della fortezza e della speranza cristiane che sorreggono contro ogni male, è fedele alla Santa Messa quotidiana, alla liturgia delle Ore, alla preghiera rivolta alla Santa Madre di Dio, all’arcangelo San Michele, al proprio santo protettore; come pure è costante nella meditazione della parola di Dio, anzitutto quella di ogni giorno».
Emerge una figura che si radica nella profonda semplicità di una vita sacerdotale autentica, senza fronzoli o chissà quali stranezze. «L’attività principale di Satana», scriveva padre Amorth nella prefazione a un testo del suo superiore don Francesco Cupello (É lui a far paura al demonio, Fede&Cultura), «è la tentazione. A questa siamo soggetti tutti, dalla nascita alla morte. Ecco il motivo per cui dobbiamo conoscere l’esistenza di Satana, il nemico di Dio, che vuole strapparci dal piano divino (che è il Paradiso a cui siamo tutti destinati) e trascinarci all’inferno, cosa che egli fa semplicemente facendoci cadere nel peccato, inducendoci a trascurare i comandamenti e a non pensare più a Dio e alla sua legge. (…) Gesù è chiaro: “Chi non è con me è contro di me”. Ciò significa che o siamo con Gesù Cristo o siamo con Satana: non ci sono vie di mezzo”».
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