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sabato 31 ottobre 2015

Evangelium vitae, a 20 anni di distanza il messaggio di Giovanni Paolo II è andato perduto

di Stefano Fontana                                             31-10-2015
Evangelium VitaeVenti anni fa Giovanni Paolo II pubblicava l’enciclica Evangelium vitae (25 marzo 1995) “sul valore e l’inviolabilità della vita umana”. Fatto salvo l’impegno di quanti in questi anni si sono impegnati e si impegnano per la vita, il suo bilancio non lascia soddisfatti. L’aborto è passato da eccezione a diritto e nella Chiesa ormai ci si convive, raramente i pastori intervengono e si è formata un’ampia opinione contraria alla mobilitazione sociale e politica su questo tema.
Quali le cause di questo fallimento? L’enciclica di San Giovanni Paolo II sulla vita si collocava in un contesto di pensiero filosofico e teologico costituito, oltre dall’enciclica suddetta, anche dalla Fides et ratio (1998) sul rapporto tra la fede e la ragione e dalla Veritatis splendor (1993) su alcune questioni relative alla morale. Bisogna chiedersi se quel quadro sia oggi ritenuto ancora valido o se sia penetrato nella Chiesa un nuovo “paradigma”, all’interno del quale le riflessioni della Evangelium vitae non trovano più il respiro necessario.
Secondo il paradigma “delle tre encicliche” il tema della vita è collocato all’interno di un ordine sociale naturale perché gli uomini, come dice il bellissimo paragrafo 20 della Evangelium vitae, non sono ammucchiati uno sull’altro come dei sassi, ma esiste un ordine naturale della vita sociale e politica che gli uomini possono conoscere con le loro capacità naturali e difendere con le loro volontà naturali, nonostante non riescano mai pienamente a farlo a causa del peccato delle origini, in conseguenza del quale anche per raggiungere i propri fini naturali c’è bisogno della rivelazione e della grazia. La Evangelium vitae rimanda quindi alla dimensione dell’indisponibile – tra cui il mistero della vita e la dignità della procreazione in stretta continuità con la Humanae vitae di Paolo VI e la Familiaris consortio di Giovanni Paolo II – che noi possiamo già conoscere sul piano naturale ma che diventa pienamente comprensibile sul piano soprannaturale.
E proprio questo incontro era il tema della Fides et ratio, secondo la quale l’uomo è capace di Dio perché è capace

Ogni fatto della nostra vita ci fa santi

Takamatsu,                                           Don Antonello Iapicca

Una speranza invincibile e la forza infinita d'una chiamata: la santità è un'elezione, un esser messi a parte per qualcosa di speciale, per abitare la Terra. I santi sono gli eredi della Terra dove scorre latte e miele. Il Cielo. Tra le pieghe della festa di oggi, dietro la santità si scorge la storia di un Popolo. Ad ogni beatitudine si odono le eco dei passi degli umili, dei piccoli, di un resto. I riscattati che sono passati attraverso la grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti e le hanno rese candide nel sangue dell'Agnello.
E' Lui che, vittorioso sul peccato e sulla morte, precede i suoi nella Galilea che è il mondo in attesa del Regno. E' Lui il Santo che ci fa santi. Oggi siamo tutti dinanzi alla Terra, come Giosuè. Le parole del Signore ci invitano a non aver paura, ad essere coraggiosi e forti, a non scoraggiarci dinanzi alle difficoltà, ai popoli che abitano la nostra eredità.

Risultati immagini per immagini sacre di tutti i santiA non aver paura di noi stessi, dei nostri peccati, dei nostri limiti, delle nostre debolezze, dei nostri difetti. Sono tanti e numerosi come i Popoli che abitavano la Terra che si dischiudeva dinanzi agli occhi di Giosuè. "Forza e coraggio" gli ripeteva il Signore sull'erta di quel monte, "perché il Signore è con te ovunque tu vada". Forza e coraggio sono l'altra metà della povertà.
Come Giacobbe dinanzi al guado dello Jabbok, solo e in trappola, e quel fiume oscuro che lo aspettava, come un presagio di morte. Giacobbe era un peccatore, ha mormorato e giudicato, ha ingannato e rubato, ma portava sigillata nel fuoco la sua primogenitura; ha lottato con Dio, non ci stava a «perdere la vita». Poi un colpo secco all’anca e non era più quello di prima. Umiliandolo a zoppicare Dio ne aveva fatto un santo. Ora Giacobbe conosceva la propria debolezza benedetta con un nome nuovo, «Israele», che significa «Forte con Dio». Ecco dunque un santo, il più debole con il Più forte.
Tu ed io che trasciniamo i piedi, incapaci di tutto ma aggrappati alla sua misericordia. Lo abbiamo

venerdì 30 ottobre 2015

Riscaldamento globale? Sono le anime all'inferno

di Ettore Gotti Tedeschi                                       30-10-2015
Lettera a mia nipote Olivia, nata un mese fa, da leggersi tra venti anni per capire il mondo in cui si troverà.
Cara Olivia,
Infernofra 20 anni potresti desiderare di sposarti, ma quello che sarà il sacramento matrimoniale fra 20 anni dipenderà da noi oggi, o meglio, dipenderà dall’assise dei fedeli, via referendum….  Un Sinodo sul matrimonio si è concluso qualche giorno fa e leggendo i giornali si direbbe che hanno trionfato tutti (progressisti e conservatori), proprio come succede dopo le elezioni politiche cui siamo abituati. Anche se, leggendo la lettera al Corriere della Sera (27ottobre) del segretario del Sinodo (card. Baldisseri), si ha l’impressione che chi deciderà saranno gli utenti (il popolo di Dio) che verranno consultati con questionario per evidenziare il sensus fidei. Ciò perché il gregge possiede il proprio “fiuto” per discernere ciò che la Chiesa deve fare in una materia che riguarda loro. E poi la voce dello Spirito Santo risuona anche nella voce dei credenti, naturalmente. A questo punto, per capire quale sacramento ti attende, temo che dovremo attendere l’assemblea giudicante dei fedeli interessati alla materia…
Cara Olivia,
ogni epoca ha sempre avuto le sue miserie, tragedie e grandezze. Ciò è stato fin quando l’uomo ha cercato di dare un senso alla propria vita ed azioni. E ciò è sempre successo perché le autorità morali delle varie religioni volevano e cercavano di spiegare le ragioni del bene e del male. La tua epoca rischia invece di veder scomparire le autorità morali, relativizzate ed omogeneizzate nel mondo globale, con il pretesto di evitare conflitti globali dovuti alla affermazione di dogmi e fondamentalismi, proposti soprattutto in contesti di evangelizzazione. Temo che le autorità morali non saranno più le stesse e questo con pregiudizio sulla conoscenza della Verità e della conquista della fede. Te ne accorgerai fra qualche anno quando farai catechismo.

A chi attribuire la responsabilità di tutto ciò se non alla gnosi che sta vincendo ovunque? In filosofia, essendo riuscita a

giovedì 29 ottobre 2015

Per il direttore dell'Ufficio Famiglia della CEI il Sinodo apre alla «comunione». Ne parli con Bagnasco...

Qui le dichiarazioni del cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, di seguito un'intervista di Don Paolo Gentili, direttore dell’Ufficio per la famiglia della Conferenza episcopale italiana, a Zenit:
«...La Comunione ai divorziati che hanno intrapreso un’altra relazione affettiva è un tema che ha catalizzato le attenzioni della stampa. Eppure nella Relatio non sembra esserci alcun riferimento al riguardo…

Per il direttore dell'Ufficio famiglia della Cei il Sinodo apre alla «Comunione». Ne parli con Bagnasco...Ci sono alcuni verbi chiave che indicano l’atteggiamento da tenere nei confronti di chi ha vissuto il fallimento del proprio matrimonio e intrapreso una nuova unione: accompagnare, discernere, e includere. L’accompagnamento è il compito fondamentale di una Chiesa che è maestra in quanto è madre, e quindi chiamata a curare i feriti con misericordia. Il discernimento è il compito dei pastori e di chi collabora con essi. Si tratta di evitare di essere “stolti e lenti di cuore” (Lc 24,25) come i due di Emmaus, non riconoscendo in quella persona ferita Gesù che ci passa accanto, o amalgamando con atteggiamenti confusi ed erronei situazioni completamente differenti. L’inclusione è l’atteggiamento delle parabole della misericordia; in particolare, della donna che si lascia illuminare dalla lampada e, ritrovando la dracma perduta, le restituisce tutto il suo valore (cfr. Lc 15,8-10). In definitiva, ciò che è davvero cambiato, è la richiesta di uno sguardo nuovo alla comunità dei credenti, perché si abbandoni un atteggiamento giudicante verso le famiglie ferite, coniugando efficacemente verità e misericordia. Solo chi è in conversione può guidare l’altro nel cambiamento del cuore, altrimenti si è “ciechi e guide di ciechi” (Mt 15,14). Con questo sguardo intriso di tenerezza si potranno anche indicare percorsi penitenziali che, in determinate circostanze, aprano la possibilità di accedere alla Comunione eucaristica, ma, prima di tutto c’è una comunione di abbracci da inaugurare».

Violenze sessuali, minori scomparsi, tubercolosi. Il lato oscuro e censurato dell'immigrazione

di Anna Bono                                  29-10-2015
Immigrate afghaneIl Gatestone Institute, un centro studi di politica internazionale, il 18 settembre ha pubblicato dati e testimonianze raccolti da diverse organizzazioni non governative che in Germania si occupano di emigranti, richiedenti asilo e profughi. Riguardano quella che l’autore dell’articolo, Soeren Kern, ha definito una “epidemia” di molestie e violenze sessuali di cui sono vittime le donne, adolescenti e adulte, ospitate nei centri d’accoglienza e di cui sono responsabili emigranti e profughi ospiti anch’essi delle strutture.
I problemi sorgono soprattutto dove, per mancanza di spazio, donne e uomini devono condividere dormitori e servizi igienici: “Il fatto di fornire alloggio in grandi tende, la mancanza di servizi igienici separati maschili e femminili, di locali in cui non ci si può chiudere a chiave, la mancanza di rifugi sicuri per le donne e le ragazze – si legge nel documento delle Ong tedesche – aumenta la vulnerabilità delle donne e dei minori all’interno di queste strutture. È una situazione che gioca a favore di quegli uomini che assegnano alle donne un ruolo subordinato e trattano le donne che viaggiano sole come se fossero ‘selvaggina’”.
I rischi maggiori li corrono infatti proprio le donne sole, con figli piccoli, senza parenti o conoscenti maschi. “Essere

Il nuovo vescovo Zuppi sfida lo scherzetto del diavolo

di Lorenzo Bertocchi                                           29-10-2015
La festa pagana di HalloweenQuando gli antichi druidi celtici dell’Irlanda celebravano la festa di Samhain, quando l’inverno, simbolo della morte, subentrava all’estate-vita, ecco che il mondo dei morti si poteva aprire a quello dei vivi. E gli spiriti dei defunti vagavano liberamente privi di ogni ostacolo. E tra sacrifici umani e orge rituali, celebrati in onore del principe della morte, i partecipanti a Samhain se ne andavano in giro con delle rape intagliate con dentro un lume.
È l’origine pagana della festa delle zucche, quella che oggi si chiama Halloween. Quella che negli ultimi anni ci ha assalito grazie alla macchina del business. Arriva a noi dagli Stati Uniti, che la ereditarono dai migranti provenienti dall’Irlanda a metà ‘800. Questi irlandesi, nonostante san Patrizio, e papa Gregorio III (731 d.C) che aveva istituito la festa di Ognissanti il primo di novembre, avevano continuato a festeggiare la vigilia secondo la vecchia tradizione pagana.
Oggi se ne parla all'Università Europea di Roma dove viene presentato un libro di don Aldo Bonaiuto, sacerdote della comunità fondata da don Oreste Benzi. É l'occasione anche della prima uscita pubblica di monsignor Matteo Maria Zuppi in qualità di arcivescovo di Bologna designato. L'ex parroco a Trastevere, pastore che dicono essere molto in linea con il vescovo-tipo di papa Bergoglio, interverrà in un dibattito politicamente scorrettissimo.
Su Halloween molti dicono «ma che male c'è?», mentre il titolo del libro di don Bonaiuto è tutto un programma: Halloween. Lo scherzetto del diavolo (Ed. Sempre Comunicazione). «Gli ingannevoli richiami al soprannaturale e

mercoledì 28 ottobre 2015

In Dio misericordia e giustizia sono unite. Il grande mistero su cui mai si riflette abbastanza

«In Dio misericordia e giustizia sono unite». Il grande mistero su cui mai si riflette abbastanza«La misericordia, la giustizia, la compassione in Dio sono unite! Però noi uomini mortali, creature con la mente non capace di unire tutte le cose… noi per chiarire facciamo distinzione ma dobbiamo essere attenti perché in Dio e negli occhi della fede, misericordia e giustizia non sono contrarie! Per me - per me come pastore, come fedele, come uomo che ha misericordia - ho bisogno della misericordia di Dio e non solo di Dio ma di tante persone. Per me pregare: “Dio, abbi misericordia di me” è anche un grido: “Dio fa giustizia a me”! Troviamo la vera giustizia solo in Dio misericordioso».

Lo ha detto il cardinale filippino Luis Antonio Tagle, arcivescovo di Manila, presidente di Caritas Internationalis e presidente delegato del Sinodo della famiglia in una intervista a Radio Vaticana. Poche parole, semplici, dirette, fondate sulla conoscenza esatta di ciò che di Dio e temprate nell’esperienza diretta di ciò che è degli uomini.

Parole dolci e forti che tagliano trasversalmente le molte, troppe ubbie di certi commentatori, di certi opinionisti, anche di certo clero. Se in Dio la misericordia e la giustizia sono tutt’uno, e se per l’uomo esse lo sono intimamente e inscindibilmente nell’atto libero e totale di affidamento a Lui, anche oltre (sebbene mai contro) la comprensione razionale delle misteriose vie dell’Onnipotente, a che serve distinguere capziosamente sulla lana caprina o insinuare dubbi su realtà certe? Solo a confondere, come oggi fa chi vorrebbe che la Chiesa sbracasse, stabilendo finalmente che vi sono matrimoni di serie A e matrimoni di serie B, divorzi di prima classe e divorzi di seconda, peccati peccati e peccati tra virgolette.

Dai lager ai bordelli, com'è caduta in basso Amnesty

di Rino Cammilleri                                     27-10-2015
Manifestazione per la legalizzazione delle prostituzioneCome nel Rinoceronte di Ionesco, succede che ti distrai un istante e, quando ti volti, trovi che pure al tuo vecchio amico d’infanzia sta crescendo un corno sul muso. É accaduto anche a un’organizzazione benemerita come la vecchia Amnesty International. L’agenzia Aleteia.org del 23 ottobre ha giustamente parlato di «deriva», riprendendo un articolo di Philippe Oswald che, più duro, ne lamenta la «modificazione genetica».
Sì, perché Amnesty fu fondata da due cattolici convinti, l’indipendentista irlandese Sean MacBride e l’avvocato inglese Peter Benenson. Quest’ultimo era ancora più convinto, perché il suo vero cognome era Solomon. Infatti, era ebreo e si era fatto cattolico nel 1958. Pochi anni dopo, i due crearono l’associazione che sfidava impavida il nemico dell’umanità di allora: il comunismo sovietico. E non si trattava solo di Urss, agli inizi degli anni Sessanta. Se a quel tempo si fosse passato un mappamondo al pennarello rosso, più di un terzo del pianeta sarebbe apparso color sangue. Gli inviati di Amnesty andavano negli angoli più pericolosi del mondo e denunciavano torture, genocidi, oppressioni, sfruttamenti. E anche allora –chi ha la mia età lo sa bene- i rinoceronti spuntavano come i funghi, tanto che a volte uno aveva la frustrante sensazione di essere rimasto solo, uno dei pochi immuni dal contagio, uno dei rari che all’invito «meglio rossi che morti» rispondeva «no, meglio morti».
Ma l’Urss non aveva, alla fin fine, una potenza finanziaria pari alle sue ambizioni ideologiche, tant’è che, nata da

Avviso a Parlamento, prefetti e sindaci: nulle e incostituzionali le nozze gay celebrate all’estero

di Alfredo Mantovano                                         28-10-2015
Coppia gay sposata all'estero e registrata a RomaRiprendiamo i video e i giornali di circa un anno fa. Facciamo scorrere nuovamente le immagini del sindaco di Roma - di allora e di oggi, forse anche di domani - che, in fascia tricolore, riceve in Campidoglio coppie di persone dello stesso sesso e procede alla trascrizione nei registri dello stato civile della Capitale dei matrimoni contratti dalle medesime coppie al di fuori dei confini nazionali. É tutto nullo! Peggio, il professor Ignazio Marino si è impegnato - e ha fatto impegnare gli uffici dell’amministrazione che guida - in una attività inesistente, cioè al di fuori dell’ordinamento giuridico italiano. E, al pari di lui, i sindaci delle città che hanno allestito scene simili.
Non è una mera opinione, è quanto stabilisce la sentenza del Consiglio di Stato depositata due giorni fa, pronunciata dalla 3^ sezione in sede giurisdizionale, presidente Romeo, estensore Deodato: si tratta della parola definitiva, che giunge dopo l’intervento dell’allora prefetto Pecoraro sul sindaco Marino, quindi la circolare a sostegno del prefetto emessa dal ministro dell’Interno, quindi ancora la sentenza in primo grado del Tar del Lazio. Che si tratti di una decisione importante, non solo per la parte dispositiva, ma pure per la lunga motivazione, si deduce, prima ancora di esaminarla, dallo spazio che a caldo le è stato dedicato dalla Repubblica: mentre le nozze gay esportate a Roma avevano a suo tempo riempito pagine e

martedì 27 ottobre 2015

Orcozio

Quarant’anni fa, nell’anno in cui usciva la sua più celebre opera, A clockwork orange, da cui Stanley Kubrick ha tratto il film Arancia meccanica, Anthony Burgess si dedicò a un altro romanzo fanta-sociale, The wanting seed, pubblicato in Italia dall’editore De Carlo nel 1972 col titolo Il seme inquieto. Nel libro, l’anarchico Burgess immagina il futuro del nostro mondo, prendendo come presupposto la vittoria dell’etica anticristiana moderna. Egli basa il romanzo precisamente sulla volontà del nuovo Potere mondiale di superare l’antica ‘età agostiniana’ (quella della grazia e del ‘pessimismo’ sulle facoltà umane) e di favorire l’avvento di un’ ‘età pelagiana’ (cioè libera dal peccato e dalla caduta originale). Il mondo, tuttavia, lungi dall’essere libero e progredito, vede la volontà del cittadino totalmente asservita a quella del Potere. Nella Londra in cui troneggia un palazzo del governo di milleseicento metri d’altezza, con sopra la statua di Pelagio, sono gli omosessuali i controllori di una società libertina e totalitaria: essi sono la sintesi di Pelagio e Agostino, e instaurano una sorta di età agostinianamente omosessuale. Vicino a quel palazzo si erge l’edificio del ministero dell’infertilità, preposto all’impedimento a generare. Nelle scuole tutti gli studenti leggono divertiti ‘Le avventure di Orcozio nelle Cosmicomiche. Orcozio era un buffo demiurgo grande e grosso, il quale sufflaminandus come Shakespeare, spandeva vita indesiderata su tutta la terra. La sovrappopolazione era il suo ramo. Tuttavia non riusciva mai a vincere, in nessuna delle sue avventure: il signor Omo, il suo principale umano, lo metteva sempre in ginocchio’. Il Primo ministro di questa Inghilterra si consiglia col proprio amichetto Abdul Wahab e gli ricorda che

C'è Sinodo e sinodo

di Giorgio Bernardelli                                     27-10-2015
Cattolici caldei in IraqC'è Sinodo e Sinodo. A Roma se ne è appena chiuso uno che per tre settimane ha catalizzato l'attenzione di tutto il mondo. E subito ne è cominciato un altro molto meno mediatico. Dall'altro giorno, infatti, sempre in Vaticano, sono riuniti i ventidue vescovi della Chiesa caldea, la comunità cristiana che ha nel martoriato Iraq le sue radici.
Un Sinodo per certi versi profugo esattamente come il proprio gregge, devastato da decenni di guerre e persecuzioni. Impossibilitato ormai a riunirsi a Baghdad, il Sinodo doveva tenersi alla fine di settembre ad Ankawa, il quartiere dei cristiani ad Erbil, nel Kurdistan iracheno. Il posto dove decine di migliaia di caldei fuggiti da Mosul e dalla piana di Ninive sono accampati da ormai più di un anno, con sempre meno speranze di poter tornare alle proprie case da cui l'Isis li ha cacciati nell'estate 2014. Ma anche il Kurdistan oggi comincia a scricchiolare. E non tanto per nuove minacce dei jihadisti dalle bandiere nere, ma per uno scontro tutto interno ai curdi: quello tra il presidente Masoud Barzani - sostenuto dal suo partito Kdp - e il parlamento locale - con gli storici rivali del Puk di Jalal Talabani. Una lotta di potere all'ombra delle mille ambiguità di un Kurdistan sulla carta ancora parte dell'Iraq, ma in un Paese che di fatto non esiste più.
Certo, almeno per il momento a Erbil sono scaramucce che non toccano direttamente la condizione dei profughi. Ma sta di

Comunione ai divorziati, unioni gay e gender Quattro grandi bugie della stampa sul Sinodo

di Massimo Introvigne                               27-10-2015
Papa FrancescoAprendo il quotidiano torinese La Stampa trovo un interessante inchiesta su come le parrocchie a Torino e altrove da oggi “applicheranno” la relazione finale del Sinodo. Una comunità di religiosi torinesi si proclama orgogliosamente, come si diceva un tempo, antemarcia: da tempo, afferma, riconosce il diritto alla comunione dei divorziati risposati «come dice il Sinodo» e si comporta di conseguenza. Inchieste simili appaiono anche in altri grandi quotidiani, non solo italiani. Avevamo messo in guardia su queste colonne sulle possibili falsificazioni mediatiche, ma quanto sta succedendo supera ogni previsione. Occorre dirlo con chiarezza: è una colossale mistificazione, uno scandalo, una vergogna. Ci sono, in questo modo di accostarsi al Sinodo, quattro bugie in una. Esaminiamole, e capiremo nello stesso tempo che cosa ha veramente detto il Sinodo.
Bugia numero uno: nessuna parrocchia, comunità, prete o fedele è chiamato da oggi ad «applicare» il Sinodo. Il Sinodo non ha deciso nulla e non ha prescritto nulla a sacerdoti e fedeli. Non poteva farlo. Non voleva farlo. Due volte, all'inizio e a metà del Sinodo, è intervenuto papa Francesco a ricordare che «un Sinodo non è un parlamento» ed è regolato, in attesa di eventuali riforme, dal motu proprio Apostolica sollicitudo del 1965 di Papa Paolo VI che lo ha istituito. Questo documento precisa che scopo del Sinodo non è introdurre riforme, ma fornire «informazioni e consigli» al Papa in vista di decisioni che lui, e lui solo, potrà eventualmente prendere La relazione finale del Sinodo, non è un testo rivolto immediatamente ai fedeli per regolare la loro vita cristiana. È una sintesi dei consigli e delle informazioni che i padri sinodali intendono fare giungere al Papa, rimettendosi alle sue decisioni.
È vero che al Sinodo si è votato sulle singole proposizioni, ma si è votato su che cosa consigliare al Papa, non su che

lunedì 26 ottobre 2015

Quando fare il massone è cool, social e ti garantisce un bel credito formativo valido per l'università

Quando fare il massone è cool, social e ti garantisce un bel credito formativo valido per l'universitàLA massoneria italiana esce dal segreto delle logge. E, organizzando un convegno sulla "sapienza", si accredita come ente formativo universitario. Non era mai accaduto prima, tanto che la notizia è stata accolta con sorpresa e stupore dal mondo politico e accademico. Il deputato Pippo Civati,  componente della commissione Cultura e Istruzione della Camera, ha annunciato una interrogazione parlamentare. "Sono di parere negativo - commenta il leader di "Possibile" - credo che la questione vada approfondita con una interrogazione. Sono curioso di sapere come vengano attribuite queste opportunità che fanno testo per il curriculum scolastico". "Sono abbastanza sconcertato", dichiara Matteo Orfini, presidente del Pd. "Incredibile", si limita a dire Giovanni Monchiero, capogruppo di Scelta civica a Montecitorio.

L'occasione che trasforma i "fratelli" da esoteristi in una sorta di docenti accademici è il convegno

domenica 25 ottobre 2015

Discorso di Papa Francesco a conclusione del Sinodo


Questo pomeriggio, nel corso della 18ma e ultima Congregazione generale del Sinodo ordinario dei Vescovi sulla Famiglia, il Santo Padre Francesco ha rivolto ai Padri Sinodali e a tutti i partecipanti in Aula il discorso che riportiamo di seguito:
Discorso del Santo Padre
sinodo 02Care Beatitudini, Eminenze, Eccellenze,
cari fratelli e sorelle,
vorrei innanzitutto ringraziare il Signore che ha guidato il nostro cammino sinodale in questi anni con lo Spirito Santo, che non fa mai mancare alla Chiesa il suo sostegno.
Ringrazio davvero di cuore S. Em. il Cardinale Lorenzo Baldisseri, Segretario Generale del Sinodo, S. Ecc. Mons. Fabio Fabene, Sotto-segretario, e con loro ringrazio il Relatore S. Em. il Cardinale Peter Erdő e il Segretario Speciale S. Ecc. Mons. Bruno Forte, i Presidenti delegati, gli scrittori, i consultori, i traduttori e tutti coloro che hanno lavorato instancabilmente e con totale dedizione alla Chiesa: grazie di cuore!
Ringrazio tutti voi, cari Padri Sinodali, Delegati Fraterni, Uditori, Uditrici e Assessori, Parroci e famiglie, per la vostra partecipazione attiva e fruttuosa.
Ringrazio anche gli “anonimi” e tutte le persone che hanno lavorato in silenzio contribuendo generosamente ai lavori di questo Sinodo.
Siate sicuri tutti della mia preghiera, affinché il Signore vi ricompensi con l’abbondanza dei suoi doni di grazia!
Mentre seguivo i lavori del Sinodo, mi sono chiesto: che cosa significherà per la Chiesa concludere questo Sinodo dedicato alla famiglia?
Certamente non significa aver concluso tutti i temi inerenti la famiglia, ma aver cercato di

sabato 24 ottobre 2015

Il Sinodo ha un problema di coscienza

di Lorenzo Bertocchi                                                    24-10-2015
SinodoOggi pomeriggio, finalmente, i padri sinodali voteranno paragrafo per paragrafo il documento finale di questa assemblea ordinaria del Sinodo dei vescovi. Voteranno un testo che in certo qual modo raccoglie un percorso molto lungo, di circa due anni. Chissà se potranno, o vorranno, concedersi un brindisi? A quel punto a chi brinderanno: al Papa, o alla coscienza?
Il beato J.H. Newman, avrebbe optato per la coscienza. “Se fossi obbligato”, scrive in un celebre passo, “a introdurre la religione nei brindisi dopo un pranzo (il che in verità non mi sembra proprio la cosa migliore), brinderò, se volete, al Papa; tuttavia prima alla coscienza, poi al Papa».
A quanto apprende La Bussola la vera partita al Sinodo, se così si può dire, si gioca, infatti, sulla “coscienza”. Come ha detto lo stesso portavoce vaticano padre Lombardi al briefing con la stampa di ieri, molti dei 51 interventi svolti in aula venerdì mattina per chiedere ulteriori modifiche al testo della Relatio finale, vertevano proprio sul delicato “rapporto tra coscienza e legge morale”. Il perché va cercato in quel passaggio della terza relatio del circolo Germanicus che, per quanto riguarda i divorziati risposati e la loro ammissione ai sacramenti, faceva riferimento al cosiddetto “forum internum”, cioè alla coscienza messa in rapporto al confessore o al direttore spirituale, come via per il discernimento “caso per caso”. Un percorso che non collima affatto con quanto hanno messo nero su bianco altri circoli minori, specialmente gli Anglicus, che vorrebbero mettere nel documento finale tutto il testo dell’articolo n°84 dell’esortazione apostolica Familiaris consortio, e non solo una prima parte come hanno fatto i padri di lingua tedesca.
In che senso si pone un “problema di coscienza” era già stato ben spiegato da un gruppo di teologi e filosofi morali di

Dal discorso di San Giovanni Paolo II alla comunità di Washington Novembre 1987



“Ci alzeremo in piedi ogni volta che la vita umana viene minacciata.
Ci alzeremo ogni volta che la sacralità della vita viene attaccata prima della nascita.
Ci alzeremo e proclameremo che nessuno ha l’autorità di distruggere la vita non nata.
Ci alzeremo quando un bambino viene visto come un peso o solo come un mezzo per soddisfare un’ emozione e grideremo che ogni bambino è un dono unico e irripetibile di Dio.
Ci alzeremo quando l’istituzione del matrimonio viene abbandonata all’egoismo umano,
e affermeremo l’indissolubilità del vincolo coniugale.
Ci alzeremo quando il valore della famiglia è minacciato dalle pressioni sociali ed economiche,
e riaffermeremo che la famiglia è necessaria non solo per il bene dell’individuo ma anche per quello della società.
Ci alzeremo quando la libertà viene usata per dominare i deboli, per dissipare le risorse naturali e l’energia e per negare i bisogni fondamentali alle persone e reclameremo giustizia.
Ci alzeremo quando i deboli, gli anziani e i morenti vengono abbandonati in solitudine e proclameremo che essi sono degni di amore, di cura e di rispetto”.
Giovanni Paolo II

venerdì 23 ottobre 2015

Cari cardinali tedeschi, Tommaso Moro e John Fisher sono morti invano?

ottobre 23, 2015 Samuel J. Aquila

L’arcivescovo di Denver, Samuel J. Aquila, sulla comunione ai divorziati risposati pone qualche domanda a Kasper e Marx.



tommaso-moroPubblichiamo in una nostra traduzione la riflessione sul Sinodo scritta per il Denver Catholic da Samuel J. Aquila, arcivescovo di Denver, e intitolata “Tommaso Moro e John Fisher sono morti invano”?
L’idea che ai cattolici dovrebbe essere concesso di risposarsi e ricevere la comunione non è stata avanzata per la prima volta nella lettera firmata dal cardinale Kasper e da altri membri dell’episcopato tedesco nel 1993. L’episcopato di un altro paese, l’Inghilterra, ha fatto da pioniere in questo campo della dottrina cristiana circa 500 anni fa. Al tempo non ci si chiedeva appena se un cattolico potesse risposarsi, ma se il re potesse farlo, dal momento che sua moglie non gli aveva generato un figlio.
Come nel caso di coloro che chiedono la comunione per chi si risposa civilmente, così anche i vescovi inglesi non volevano autorizzare apertamente il divorzio e le nuove nozze. Così, scelsero di piegare la legge alle circostanze individuali del caso che dovevano affrontare e il re Enrico VIII ottenne “l’annullamento” su basi fraudolente e senza il permesso di Roma.
Se “l’eroismo non è per il cristiano medio”, per dirla con il cardinale tedesco Walter Kasper,

giovedì 22 ottobre 2015

Wall Street Journal: «La morte dell’Europa è all’orizzonte perché ha scordato le sue radici giudaico-cristiane»

ottobre 22, 2015 Redazione

L’editorialista Bret Stephens analizza con lucidità i perché della decadenza occidentale: «Se l’Europa non sarà più fedele al matrimonio tra ragione e rivelazione che la caratterizza, non esisterà più come Europa»



«La morte dell’Europa è all’orizzonte» e non «a causa della sua sclerotica economia o della sua stagnante demografia o delle sue disfunzioni statali». Il problema non è neanche l’ultima ondata migratoria massiccia: «L’Europa sta morendo perché è diventata moralmente incompetente. Non è che non si batta per alcune cose, ma lo fa per cose superficiali e in modo superficiale».
RADICI DIMENTICATE. Questa analisi sul vecchio mondo di Bret Stephens, pubblicata sul Wall Street Journal di lunedì, merita di essere seguita fino in fondo. Gli europei, sostiene l’editorialista, credono in tantissime cose, dai diritti umani, alla pace, alla tolleranza. «Queste credenze sono tutte davvero carine, ma sono anche di secondaria importanza». Il problema, ribadisce, è che «gli europei non credono più in ciò da cui queste credenze sono scaturite: cioè il giudaismo e il cristianesimo, il liberalismo e l’Illuminismo, l’orgoglio e la capacità militare, il capitalismo e la ricchezza. Ancora meno sono disposti a sacrificarsi per queste cose. L’Europa ha scordato le sue radici e ora si chiede perché la sua casa sta andando in pezzi».
ROMA, NON CARTAGINE. Secondo Stephens, dire che l’Europa è la Grecia e non la Persia, è Roma e non Cartagine, è la cristianità e non il califfato, non significa disprezzare le altre civiltà, significa però ribadire: «Noi siamo questo», questa è la nostra identità. Ed è proprio questa identità che secondo l’editoriale Angela Merkel sta cercando di svendere, promettendo al presidente Recep Tayyip Erdogan di garantire ai cittadini turchi il diritto di entrare in Europa senza visto e di promuovere l’entrata della Turchia nell’Unione Europea. Tutto questo in cambio di un aiuto sugli immigrati.
QUESTA È LA TURCHIA. «Ci sono 75 milioni di turchi, il cui pil pro capite non raggiunge neanche quello dei panamensi», insiste Stephens. «Il paese è guidato da un islamista eletto con mire autocratiche, facile alle sparate anti-semite, che sostiene apertamente Hamas, nega il genocidio degli armeni, detiene il record di giornalisti incarcerati e orchestra processi farsa in stile sovietico contro i suoi oppositori politici. La Turchia confina con la Siria, l’Iraq e l’Iran. Questi diventeranno i confini dell’Europa se la Turchia entrerà nell’Unione Europea».
«MATRIMONIO TRA RAGIONE E RIVELAZIONE». Senza contare il fatto che «la tradizione politica liberale europea non potrà sopravvivere all’influsso massiccio degli immigrati musulmani». Non ne è più in grado e si è già visto in molti paesi come Inghilterra e Francia. Se l’Europa «non sarò fedele al suo patrimonio essenziale, non potrà più esistere come Europa», che è sempre stata caratterizzata «dal matrimonio tra ragione e rivelazione».
LA LEZIONE DI BENEDETTO XVI. Stephens termina il suo editoriale con una citazione di un «teologo tedesco un po’ fuori moda e quindi ancora più meritevole di essere ascoltato: “È encomiabile che l’Occidente cerchi di essere più aperto, più comprensivo dei valori degli estranei, ma ha perso la capacità di amarsi. Nella sua stessa storia riesce solo a vedere ciò che è disprezzabile e distruttivo; non è più in grado di percepire ciò che è grande e puro. Ciò di cui l’Europa ha bisogno è una nuova accettazione di se stessa, se davvero vuole sopravvivere”. Si tratta di Joseph Ratzinger, meglio conosciuto come Benedetto XVI».


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Se al Sinodo una delle voci più cattoliche è quella del patriarcato di Mosca, forse c'è un problema

Di seguito, il testo del saluto del metropolita Hilarion di Volokolamsk, presidente del Dipartimento per le relazioni esterne della Chiesa ortodossa russa,  al Sinodo in Vaticano (martedì 20 ottobre).
Santità,

Beatitudini, Eminenze e Eccellenze,

Se al Sinodo una delle voci più cattoliche è quella del Patriarcato di Mosca, forse c'è un problemaa nome di Sua Santità il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie Kirill e di tutta la Chiesa ortodossa russa rivolgo il nostro saluto fraterno a tutti voi, in occasione della XIV Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi della Chiesa cattolica, dedicata al tema della famiglia.

Nel nostro mondo turbolento e inquietante, l’uomo ha bisogno di basi solide e incrollabili su cui poggiare, per costruire su di esse con fiducia la propria vita. La società laica, orientata principalmente alla soddisfazione dei desideri individuali, non può dare alla persona orientamenti morali chiari. La crisi dei valori tradizionali cui assistiamo nella società dei consumi, porta ad una contraddizione tra diverse preferenze, anche nelle relazioni familiari. Così, se il femminismo estremo vede nella maternità un ostacolo alla realizzazione della donna, d’altra parte, il fatto di avere un figlio è sempre più considerato un diritto che può essere raggiunto con qualsiasi mezzo. Sempre più spesso, la famiglia è vista come un’unione di due persone, indipendentemente dal loro sesso, e si ritiene che l’individuo possa scegliere l’appartenenza all’uno o all’altro sesso, secondo il gusto personale.

D’altra parte, si presentano nuovi problemi che riguardano direttamente i fondamenti della famiglia tradizionale. I conflitti armati nel mondo moderno causano un esodo di massa dalle regioni colpite dalla guerra verso i paesi più ricchi. L’emigrazione spesso porta alla rottura dei legami familiari, e crea nel contempo un nuovo ambiente sociale in cui nascono legami che hanno spesso carattere interetnico e interreligioso.

Queste sfide e minacce sono comuni per tutte le Chiese cristiane, che devono cercare le risposte, basandosi sulla missione affidata loro da Cristo, quella di guidare la persona alla salvezza. Purtroppo, anche in ambienti cristiani, sentiamo spesso voci che chiedono una “modernizzazione” della coscienza ecclesiale, cioè il rifiuto della dottrina cristiana, apparentemente obsoleta, sulla famiglia. Tuttavia, non dobbiamo dimenticare le parole dell’apostolo Paolo rivolte ai cristiani di Roma: ” Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto” (Rm 12, 2).

La Chiesa è chiamata ad essere una luce e un faro nel buio di questo mondo, e i cristiani sono chiamati a essere “sale della terra” e “luce del mondo”. Tutti noi non dobbiamo dimenticare il tremendo monito del Salvatore: “se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A

«La famiglia vive sulla promessa della fedeltà coniugale»

di Massimo Introvigne                                             21-10-2015
Papa FrancescoNell'udienza generale del 21 ottobre 2015, salutando i pellegrini polacchi, Papa Francesco ha invocato l'intercessione di San Giovanni Paolo II perché «il Sinodo dei vescovi, che sta per concludersi, rinnovi in tutta la Chiesa il senso dell’innegabile valore del matrimonio indissolubile e della famiglia sana, basata sull’amore reciproco dell’uomo e della donna». La catechesi del Papa ha avuto al suo centro la fedeltà coniugale. La famiglia, ha detto il Pontefice, «vive della promessa d’amore e di fedeltà che l’uomo e la donna si fanno l’un l’altra». Questa promessa ha diverse dimensioni: «comporta l’impegno di accogliere ed educare i figli; ma si attua anche nel prendersi cura dei genitori anziani, nel proteggere e accudire i membri più deboli della famiglia, nell’aiutarsi a vicenda per realizzare le proprie qualità ed accettare i propri limiti».
«E la promessa coniugale si allarga a condividere le gioie e le sofferenze di tutti i padri, le madri, i bambini, con generosa apertura nei confronti dell’umana convivenza e del bene comune». Una famiglia che si disinteressa delle altre famiglie o «che si chiude in sé stessa è come una contraddizione, una mortificazione della promessa che l’ha fatta nascere e la fa vivere. Non dimenticare mai: l’identità della famiglia è sempre una promessa che si allarga, e si allarga a tutta la famiglia e anche a tutta l’umanità». La prima promessa, però, riguarda la fedeltà. «Ai nostri giorni, l’onore della fedeltà alla promessa della vita famigliare appare molto indebolito. Da una parte, perché un malinteso diritto di cercare la propria soddisfazione, a tutti i costi e in qualsiasi rapporto, viene esaltato come un principio non negoziabile di libertà. D’altra parte,

martedì 20 ottobre 2015

Vigorosa testimonianza al Sinodo: «Serve una battaglia spirituale contro l’ideologia»

ottobre 20, 2015 Anca-Maria Cernea

Appello di una donna rumena al Papa e a i vescovi: «Se la Chiesa cattolica cede allo spirito del mondo, allora è molto difficile anche per tutti gli altri cristiani resistere»



Tratto da cristianesimocattolico – La dottoressa Anca-Maria Cernea, medico presso il Center for Diagnosis and Treatment-Victor Babes e Presidente dell’Associazione dei Medici Cattolici di Bucarest (Romania), ha presentato al sinodo, il 17 ottobre, il seguente appello a papa Francesco e ai padri sinodali:
Santità, Padri sinodali, fratelli e sorelle,
sinodo-famigliaio rappresento l’Associazione dei Medici Cattolici di Bucarest.
Appartengo alla Chiesa greco-cattolica rumena.
Mio padre era un leader politico cristiano che è stato imprigionato dai comunisti per 17 anni. I miei genitori erano fidanzati, stavano per sposarsi, ma il loro matrimonio ha avuto luogo 17 anni dopo.
Mia madre ha aspettato tutti quegli anni mio padre, anche se non sapeva neppure se fosse ancora vivo. Sono stati eroicamente fedeli a Dio e al loro impegno.
Il loro esempio dimostra che con la Grazia di Dio si possono superare terribili difficoltà sociali e la povertà materiale.
Noi, come medici cattolici, in difesa della vita e della famiglia, possiamo vedere che, prima di tutto, si tratta proprio di una battaglia spirituale.
La povertà materiale e il consumismo non sono le cause principali della crisi della famiglia.
La causa principale della rivoluzione sessuale e culturale è ideologica.

Dal Giappone le famiglie cristiane bussano al Sinodo per annunciare che Cristo è risorto, e il demonio non prevarrà

di antonelloiapicca


Crucifixion_Nagasaki_1597Dal Giappone il Sinodo appare come il Cenacolo tra il Venerdì Santo e la sera della domenica di Pasqua. In attesa cioè che Cristo appaia risorto e vittorioso sulla paura. Maddalena, la Chiesa perdonata e riscattata, i cristiani dai quali il Signore ha cacciato i sette demoni dei peccati capitali hanno già bussato alle porte del Cenacolo, annunciando che Cristo è risorto e lo hanno visto proprio nelle loro famiglie, nel matrimonio ricostruito mille volte nel perdono. E gli apostoli ascoltano, alcuni credendo e facendo propria la testimonianza di tanti “fedeli laici”, purtroppo ancora poco considerata, come lo era duemila anni fa quella di donne come Maria Maddalena.
Ma da qui, a molte migliaia di chilometri, abbiamo la certezza che la Chiesa riunita in assise per discernere il soffio dello Spirito Santo in questo tempo così difficile per la famiglia saprà riconoscerlo dove sta fortificando e irrobustendo la fede di tante famiglie sparse in tutto il mondo. No, non prevarranno le ideologie, lo sappiamo per certo: state tranquilli, Cristo è risorto davvero, e, nonostante le derive mondane e i tentativi del serpente di ingannare e annacquare la Verità che fa

lunedì 19 ottobre 2015

Il testo dell'intervento dell'arcivescovo Tomash Peta: «Il fumo di Satana è entrato nel Sinodo»

Di seguito il testo dell’intervento al Sinodo, sabato 10 ottobre, dell’arcivescovo di Astana (Kazakhstan) Tomash Peta.

«Il Beato Paolo VI disse nel 1972: “Da qualche fessura, il fumo di Satana è entrato nel tempio di Dio”.
Il testo dell'intervento dell'arcivescovo Tomash Peta: «Il fumo di Satana è entrato nel Sinodo»Sono convinto che queste del santo pontefice, l’autore dell’Humanae vitae, furono parole profetiche. Durante il Sinodo dello scorso anno, “il fumo di Satana” ha cercato di entrare nell’aula di Paolo VI.

Precisamente ne:

1) La proposta di ammettere alla sacra Comunione chi è divorziato e vive in una nuova unione civile;
2) L'affermazione che la convivenza è un'unione che può avere in se stessa alcuni valori;
3) L’apertura all’omosessualità come qualcosa dato per normale.

Alcuni padri sinodali non hanno compreso nel modo giusto l'appello di Papa Francesco per una discussione aperta e hanno iniziato a portare avanti idee che contraddicono la Tradizione bimillenaria della Chiesa, radicata nel Verbo eterno di Dio.

Purtroppo, si può ancora percepire l'odore di questo “fumo infernale” in alcuni passi dell’Instrumentum Laboris e anche negli interventi di alcuni padri al Sinodo di quest'anno.

A mio avviso, il compito principale di un Sinodo consiste nell’annunciare di nuovo il Vangelo del matrimonio e della famiglia e quindi l'insegnamento del nostro Salvatore.

Non è consentito distruggere il fondamento, distruggere la roccia.

Lo Spirito Santo, che vince sempre nella Chiesa, illumini tutti noi nella ricerca del vero bene per le famiglie e per il mondo.

Maria, Madre della Chiesa, prega per noi!»

«Nessuno può modificare la legge divina Per questo non è lecita l’eucarestia ai divorziati»

di Lorenzo Bertocchi                                                                             19-10-2015
 P. Thomas Michelet, teologo domenicano«Per avere una risposta chiara alle vostre domande», mi dice sorridendo P. Thomas Michelet Op, «io direi ai vostri lettori di leggere un bel commento di P. John Hunwike, ex anglicano ora incardinato nell’Ordinariato Personale di Our Lady of Walsingham». Il giovane teologo domenicano, già autore di un articolo sul tema della comunione ai divorziati risposati sulla famosa rivista Nova et Vetera (clicca qui), mi prende in contropiede. «Mi scusi», chiedo, «ma per avere risposte cattoliche devo chiedere ad un ex prete anglicano?». Ride. «No, però la sua esperienza è interessante».
Allora cominciamo da P. Hunwike, il quale scrive, senza mezzi termini, che la ricerca di una via penitenziale per concedere la comunione ai divorziati risposati è cosa «noiosa». Teologo, ex professore di latino e greco al Lancing College, ricercatore ad Oxford, forse esagera con lo humor. Però dice che gli anglicani hanno «cercato di implementare queste idee nella Chiesa d’Inghilterra anni fa, e hanno dimostrato di essere soltanto un primo passo verso l’accettazione automatica di tutte le unioni di fatto».
Quindi, dire che quello che si cerca al Sinodo è soltanto un cambiamento delle disposizioni disciplinari della Chiesa, come sostengono alcuni fuori e dentro l’Aula sinodale, è corretto, oppure no?
«La parola disciplina viene spesso utilizzata per descrivere un insieme di disposizioni giuridiche definite dalla Chiesa. Così,

Se l'Onu inventa i rifugiati gay e le quote omosex

di Tommaso Scandroglio                                               19-10-2015
Per l'Onu esistono anche i rifugiati gayL’Organizzazione delle Nazioni Unite (Onu) insieme a molte altre sigle di organizzazioni internazionali tra cui Oms, Unfpa, Unhcr, Unicef, Unodc, Unesco, Un Women, a settembre ha emanato un documento dal titolo “Porre fine alla discriminazione contro le persone lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e intersessuali”.  Il sottotitolo così recita: «Gli organismi delle Nazioni Unite sollecitano gli Stati a dotarsi di strumenti urgenti per porre fine alla violenza e alla discriminazione contro gli/le adulti/e, adolescenti e bambini/e lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e intersessuali» Una prima postilla: per l’Onu persino tra i bambini possiamo trovare omosessuali e transessuali in erba. A tale scoperta, che riceve dunque l’imprimatur della più autorevole organizzazione al mondo,  se ne affianca un’altra ugualmente sorprendente: «milioni di persone Lgbt […] sono vittime di violenze indiscriminate a danno dei loro diritti umani». E dove sono le prove di quest’ondata di violenza? Non si cita nessuna fonte.
La violenza contro i gay poi produrrebbe, non si sa bene come, la diffusione dell’Hiv, «un impatto negativo a danno