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mercoledì 28 ottobre 2015

Dai lager ai bordelli, com'è caduta in basso Amnesty

di Rino Cammilleri                                     27-10-2015
Manifestazione per la legalizzazione delle prostituzioneCome nel Rinoceronte di Ionesco, succede che ti distrai un istante e, quando ti volti, trovi che pure al tuo vecchio amico d’infanzia sta crescendo un corno sul muso. É accaduto anche a un’organizzazione benemerita come la vecchia Amnesty International. L’agenzia Aleteia.org del 23 ottobre ha giustamente parlato di «deriva», riprendendo un articolo di Philippe Oswald che, più duro, ne lamenta la «modificazione genetica».
Sì, perché Amnesty fu fondata da due cattolici convinti, l’indipendentista irlandese Sean MacBride e l’avvocato inglese Peter Benenson. Quest’ultimo era ancora più convinto, perché il suo vero cognome era Solomon. Infatti, era ebreo e si era fatto cattolico nel 1958. Pochi anni dopo, i due crearono l’associazione che sfidava impavida il nemico dell’umanità di allora: il comunismo sovietico. E non si trattava solo di Urss, agli inizi degli anni Sessanta. Se a quel tempo si fosse passato un mappamondo al pennarello rosso, più di un terzo del pianeta sarebbe apparso color sangue. Gli inviati di Amnesty andavano negli angoli più pericolosi del mondo e denunciavano torture, genocidi, oppressioni, sfruttamenti. E anche allora –chi ha la mia età lo sa bene- i rinoceronti spuntavano come i funghi, tanto che a volte uno aveva la frustrante sensazione di essere rimasto solo, uno dei pochi immuni dal contagio, uno dei rari che all’invito «meglio rossi che morti» rispondeva «no, meglio morti».
Ma l’Urss non aveva, alla fin fine, una potenza finanziaria pari alle sue ambizioni ideologiche, tant’è che, nata da
una filosofia esclusivamente economica, di economia morì. Solo che l’-ismo attualmente dilagante i soldi li ha, eccome. Così, dopo le tagliatelle di «dove c’è barilla c’è casa», i rinoceronti odierni, uno a uno, non cedono a minacce di gulag, bensì a quelle di Mammona. Amnesty, nata per occuparsi dei prigionieri politici e delle esecuzioni, poco alla volta è scivolata sui «diritti delle donne», della «salute riproduttiva», della fame (residua) nel mondo, fino ad appiattirsi sul programma dell’Onu, fino a diventare un doppione di quelle miriadi di Ong che coprono ogni «bisogno» (si fa per dire) umano. Nel 2007 Amnesty si è schierata per l’aborto («diritto umano», ça va sans dire), e nel 2013 si è battuta perché fosse depenalizzato in Irlanda.
Ovviamente, oggi eccola ad appoggiare i “diritti” Lgbt e a sostenere tutto l’ambaradam collegato al tema, dai cortei variopinti alla propaganda in qualunque modo declinata. L’ultima trovata riguarda la depenalizzazione della prostituzione: amnesty per tutti, operatrici e operatori, clienti e magnaccia. Basta che si tratti di maggiorenni (è appena il caso di ricordare che il limite della maggiore età varia da Paese a Paese). Due attrici famose e premiate con l’Oscar, Kate Winslet e Meryl Streep, già testimonial,  a questo punto si sono dissociate, perché quando è troppo è troppo. E dire che la Streep l’abbiamo vista scalmanarsi, all’ultima cerimonia degli Oscar, a favore di una maggiore parità di trattamento (economico) per le attrici hollywoodiane, le quali percepiscono emolumenti non certo da operaie metalmeccaniche. Okay, ma per Amnesty, ormai all’inseguimento del politicamente corretto, quale sarà la prossima mossa? Sì, perché il politicamente corretto è un pozzo senza fondo e non sappiamo quale desiderio (umano, ça va sans dire) pretenderà cittadinanza (cioè, riconoscimento civile, cerimonia pubblica, mutua, diffusione nelle scuole etc.) nel 2016. Agghiaccio al pensiero di qual sarà il «diritto umano» del 2017.
Amnesty International si presenta come un’organizzazione non governativa che difende gli abitanti del Pianeta in base alla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, quella stilata nel 1948 e nata schizofrenica fin da subito. Sì, perché i Paesi islamici la firmarono con la riserva, per loro, del rispetto della legge coranica. Così, la parte occidentale non ha fatto altro che aumentarli di numero, i cosiddetti diritti umani, fino a raggiungere il parossismo odierno.La parte mediorientale (cui si deve aggiungere quella orientale ancora comunista) li ha invece diminuiti, fino ad azzerarli del tutto nel cosiddetto Califfato. Amnesty, che è occidentale di nascita, si sta condannando dunque a dilatare il suo campo d’azione fino allo sfinimento. Le auguriamo, alla siciliana, «acqua davanti e ventu darrè». Intanto, è dal 2007 che la Chiesa si è dissociata, avvertendo i cattolici che non è più il caso di versarle l’obolo. Nello stesso anno morì, forse di crepacuore, il vescovo cattolico inglese Michael Evans, socio di Amnesty fin dall’inizio e pure membro del suo direttivo. Fu tra i primi a indignarsi. 

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