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domenica 10 luglio 2016

 Vescovi coraggiosi: Ferrara Imola Ascoli
 
 
 Sembra incredibile, ma c'è ancora qualche vescovo che ha il coraggio di dire che l'islam è una religione di guerra e violenza, e che si propone di dominare il mondo: si teme però che tali vescovi vengano presto rimossi.

Invece, dopo la strage, altri vescovi sono corsi nelle moschee: il musulmano interpreta questi gesti come il riconoscimento della sua superiorità rispetto al cristianesimo, e bisogno di sottomettersi alla sua religione.

Ci si dimentica delle parole di chi l'islam lo conosce bene:
"Il Corano permette al musulmano di nascondere la verità al cristiano e di parlare e agire in contrasto con ciò che pensa e crede. Il Corano dà al musulmano il diritto di giudicare i cristiani e di ucciderli con la jihad (guerra santa). Ordina di imporre la religione con la forza, con la spada".
Così, svelando qualcosa che non è certo un segreto, si è pronunciato mons. Raboula Antoine Beylouni, vescovo di Curia di Antiochia dei Siri nell'aula del Sinodo 2010, a Roma
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Dacca, i vescovi ora attaccano l'islam: "Secoli di guerre per Allah"

Una parte dell'episcopato italiano si schiera contro il mito dell'islam religione di pace. Ma ci sono forti divisioni all'interno della Cei
Claudio Cartaldo - il Giornale - Lun, 04/07/2016 - 09:30
 
In questo caso il coro non è all'unisono. Stona. E' malamente diviso in due parti, col rischio di dare adito a chi pensa che nella Chiesa italiana ci sia uno scontro in corso tra l'ala progressista, vicina a Papa Francesco, e quella più tradizionalista.
Quest'ultima, dopo ogni attentato islamico che insanguina l'Europa, non teme di dire la verità. Alcuni Vescovi non temono di sollevare dubbi riguardo il "mito dell'islam religione di pace", che tanti buonisti vogliono far passare.

Dopo Dacca, l'attacco dei Vescovi all'islam

Ebbene, anche dopo la strage di Dacca, questa parte più defilata del vescovato italiano è tornata a farsi sentire. Il capofila di questa frangia (non organizzata) può essere considerato il vescovo di Ferrara, monsignor Luigi Negri, che a pochi giorni dall'attentato a Charlie Hebdo disse che era necessario "opporsi nettamente alle religioni nelle quali la violenza è teorizzata e indicata come atto pratico". Ovvero l'islam e il suo Corano.
Ma non c'è solo Negri. Come riporta il Resto del Carlino, il vescovo di Ascoli Piceno, Giovanni d'Ercole, smonta la teoria dell'islam religione di pace. E lo fa ricordando a quelli che si dimentiano la storia, che in nome di Allah i musulmani hanno fatto conquiste, distrutto civiltà cristiane, insediato l'Occidente. "Non voglio dire - afferma al Carlino - che ci sia unc erto buonismo nell'immagine che viene offerta della fede coranica. Credo, però, che sia importante ragionare a partire da una certa freddezza storica. Quella che ci porta a ricordare come nei secoli si siano avuti conflitti orditi da musulmani, in nome del loro credo, che hanno determinato la distruzione di fiorenti terre cristiane in Nord Africa, Asia minore e anche Europa". "Con l'emergere della furia terroristica - conclude - non si può negare il rischio di un ritorno al passato".
Sulla stessa linea anche il vescovo di Imola, Tommaso Ghirelli: "E' fanatismo religioso" - attacca - ma va detto che i terroristi "separano accuratamente gli ostaggi musulmani dagli altri". Quindi inutile dire che l'islam non c'entra. C'entra eccome. E' anzi il centro del problema. E' il problema. E infatti Ghirelli, due anni fa, disse chiaramente che se i musulmani non cambiano posizioni "dovrebbero avere il coraggio di allontanarsi dalle nostre terre, perché nessuno vuole avere nemici in casa". E infatti oggi aggiunge che gli "imam debbano investire di più nell'opera di isolamento e denuncia degli integralisti. Non possono limitarsi a dire che ci devono pensare la polizia e le forze dell'ordine. Così scadono nell'irresponsabilità e immaturità civile".


L'arcivescovo di Bologna festeggia il Ramadan con gli Imam e il sindaco PDE "Repubblica" riconosce: è una guerra di religione

Con vittime italiane i buonisti aprono gli occhi?
- il Giornale - Lun, 04/07/2016

Ora che l'Italia deve tristemente contare nove morti innocenti, nove persone che non sono state risparmiate dai terroristi perché non conoscevano il Corano.
Ora che i testimoni del barbaro massacro di Dacca raccontano che uno dei terroristi ha dato il via alla strage dicendo: «Siamo qui per uccidere i non musulmani».
Ecco ora anche i più restii si vedono costretti ad ammettere che sì, forse la religione islamica gioca un ruolo importante, fondamentale addirittura in questa guerra di civiltà. E così mentre di solito all'indomani di altri tragici attentati si assisteva a una rincorsa a spiegare che l'Islam non aveva nulla a che fare con la violenza e il terrorismo e che sostanzialmente, tanto per fare un nome, Oriana Fallaci aveva torto marcio, ieri in una sorta di catarsi collettiva si sono affollate sui quotidiani e nelle news argomentazioni sul ruolo chiave che il fondamentalismo islamico gioca in questa guerra.
Repubblica ad esempio ha offerto a Roberto Toscano, l'ex ambasciatore italiano a Teheran, una pagina intera per spiegare che «è la religione a fornire ideologia unificante e linguaggi» ai terroristi «oltre che a configurare una micidiale rete entro la quale prendono corpo alleanze e sinergie sul piano operativo».
E Toscano auspica che «a questo punto non ci sia più nessuno che dica «la religione non c'entra» o «i terroristi non sono veri musulmani». Dunque la religione come fine e come mezzo in quella che il diplomatico definisce «un'offensiva globale» in un «disegno di illimitata violenza». Violenza che infatti si rivolge verso chi non è musulmano e verso tutto il mondo occidentale e il suo stile di vita.
Dunque anche sul Corriere della Sera Pierluigi Battista invita ad aprire i nostri occhi che per troppo tempo sono stati chiusi e non hanno voluto vedere quello che è in atto, ovvero una guerra santa globale nella quale «la componente essenziale è appunto «l'omofobia, l'odio per le donne libere, il disgusto per gli stessi luoghi della vita quotidiana» ovvero «il nostro peccaminoso stile di vita» scrive Battista.
Sarebbe bastato dare ascolto prima alle parole della scrittrice Talisma Nasreen, fuggita nel 1994 dal Bangladesh dove i suoi libri sono banditi e dove fu minacciata di morte dagli affiliati di al Qaida. Anche ieri l'intellettuale che si batte per i diritti delle donne ha sottolineato nei suoi tweet come i terroristi che hanno assalito la Holey Artisan Bakery avessero studiato e provenissero da famiglie benestanti. «Non hai bisogno di essere povero, ignorante o frustrato per diventare un terrorista islamico. Ti basta l'Islam», ha twittato ieri la scrittrice che ha anche chiesto di «non dire che l'Islam è una religione di pace. Non più».

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