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domenica 24 luglio 2016

Shalom Carmen, donna libera e amante di Gesù

di Angela Pellicciari                          24-07-2016
Carmen Hernandez, morta a 85 anni, iniziatrice insieme con Kiko Arguello del Cammino Neocatecumenale.Grande intellettuale? Certamente Carmen lo è stata. Ma non basta. Perché accanto all’intelligenza, all’immediata percezione dei nodi centrali dei diversi problemi, Carmen ha avuto un’attenta, minuta, costante attenzione alla vita delle singole persone che incontrava. Anche i più lontani da lei. Donna senza barriere ideologiche, senza moralismi, avvicinava tutti con uguale attenzione, semplicità e fermezza. Donna che poteva a volte sembrare dura. Perché mai ha fatto compromessi. E perché diceva sempre la verità, non facendo attenzione a chi aveva davanti, fosse pure l’uomo più potente del mondo. Donna libera.
Libera perché amante di Gesù. Di quel Gesù che l’ha chiamata da bambina alla missione. Che l’ha formata negli anni facendole prendere parte alla sua passione e dandole prova della sua risurrezione. Perché, lo diceva spesso, non si può risorgere se prima non si muore. Chimica, teologa, lettrice indefessa dei padri e dottori della Chiesa come di tutta la letteratura teologica contemporanea, attenta studiosa dei pronunciamenti e documenti pontifici, Carmen, figlia di una famiglia molto ricca, agli inizi degli anni sessanta ha passato due anni in Israele lavorando come cameriera in case di famiglie ebraiche. Di qui l’amore per la terra di Gesù, la conoscenza della vita del Messia a partire dai luoghi e dalle pietre da lui calpestate. La geografia che si fa storia. La storia che si capisce a partire dalla geografia.
La conoscenza di Israele, della liturgia e della letteratura ebraiche, della concreta vita del popolo ebraico, ha segnato non solo la fede di Carmen, ma ha anche cambiato la vita dei fratelli del Cammino che, dietro di lei, hanno scoperto, vissuto
e amato le tradizioni che Gesù ha praticato e vissuto come ebreo. “Amante della vita”: questo è il Dio di Israele e questo è il Dio che Carmen ha conosciuto e amato. Proprio per questo ha potuto difendere la vita e la donna che la vita gesta e custodisce. In una delle sue intuizioni più profonde ha capito con larghissimo anticipo che oggi, a essere minacciata, è soprattutto la donna. E proprio grazie alla sua principale caratteristica: la donna possiede la matrice della vita.
Quella vita che Satana vuole distruggere. Per invidia. L’invidia dei demoni per la donna che partorisce figli. Che partecipa con Dio all’opera della creazione. Anche per questo tutte le famiglie del Cammino sono piene di vita. Piene, esuberanti di figli, di nipoti e, quindi, di speranza. L’orrore dell’attacco gnostico contro la vita che oggi si dispiega sotto i nostri occhi, Carmen lo ha visto per tempo e ha risposto: con la Parola di Dio, con la fedeltà alle indicazioni della Bibbia e del magistero. Con la gratitudine a Paolo VI e alla sua eroica enciclica Humanae vitae.
L’idea di scrivere un pezzo su Carmen non è venuta a me. Per l’impossibilità di rendere giustizia a uno spirito gigante come il suo con qualche riga. Perché troppo complessa e ricca è la sua vita trascorsa salvando quanti incontrava. Compresa me. Donna che con grande umiltà e quasi con nascondimento ha fornito le basi liturgiche e dottrinali di quella magnifica realtà che è il Cammino. Mi sono limitata ad accennare ad uno degli aspetti più caratteristici della spiritualità di Carmen: l’amore per le radici ebraiche del cristianesimo.
Per questo chiudo citando alcune delle parole di condoglianza inviate a Kiko dall’influente rabbino americano Jay Rosenbaum, lette da don Francesco Voltaggio al funerale: «Carmen era davvero il cuore del Cammino e la passione e lo spirito che hanno mosso Kiko nel suo annuncio del Signore. Lei è stata una Tzadik –una donna santa e giusta dallo spirito profetico e dallo sconfinato amore per i figli di Dio. É stato un raro privilegio per me averla incontrata alla Domus lo scorso anno e aver sperimentato la Ruach Ha Kodesh, lo spirito di santità, che possedeva in modo unico. Pregherò per Carmen e dirò un Kaddish per lei durante la liturgia. Shalom». Shalom Carmen e grazie.

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