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mercoledì 10 maggio 2017

ALLA LUCE DEL FIGLIO CHE NON CI CONDANNA MA VIENE NEL MONDO CON LA PAROLA PREDICATA E INCARNATA NELLA CHIESA CONOSCIAMO IL PADRE

Un grido, la voce di Gesù punta diritto al nostro cuore: Credetemi, guardatemi, sono Io, l'amore del Padre, quello che state cercando, proprio ciò di cui oggi avete bisogno, Io, solo Io ve lo posso donare. Un grido, quasi una supplica che ci scuote, oggi, ora. Quante volte brancoliamo nel buio, situazioni e persone ci appaiono come ombre cinesi, la nebbia avvolge fitta le nostre ore. Intuiamo qualcosa ma, dobbiamo riconoscere, sono infinitamente di più le cose che non comprendiamo di quelle che riusciamo ad afferrare. Per questo anche oggi Cristo viene alla nostra vita come luce, ovvero la Parola che la Chiesa ci predica e che si incarna nella vita di ogni suo figlio e nostro fratello. Essa viene per strapparci alle tenebre che il mondo, la carne, il demonio continuano a gettarci addosso. La luce di Lui con noi, e con Lui il Padre. Non si tratta di capire, si tratta di vivere con Gesù nella comunione della Chiesa come figli di Dio rinati nei sacramenti. Vedere Cristo, crederGli, è l'opera preparata per noi. E' grazia, non è frutto di sforzi, decisioni o progetti. La fede, espressa attraverso il vedere e il credere, è accogliere la Sua Parola. Essa ci è annunciata, ci è donata ogni giorno. In essa c'è Lui, anzi, la stessa parola è Lui. Allora si tratta di camminare, anche oggi, come ogni giorno, appoggiati alla sua Parola, che è la parola del Padre, di nostro Padre. Gesù non ha mai parlato per se stesso; la fonte delle sue azioni, delle sue decisioni, delle sue parole è stato il Padre, sempre. Nessuna decisione avventata, dettata dall'affettività, sporcata dai compromessi e dalla vanagloria. Lui ha vissuto nel Padre e per il Padre, e per questo, ha donato senza riserve la sua vita per ogni uomo, gratuitamente. Chi vede Gesù vede il Padre. Chi vede Lui nel fratello vede la propria origine e il proprio destino, l'amore del Padre fatto carne nel Figlio nello Spirito Santo che compie meraviglie nella debolezza. Perché la via al Cielo e alla casa del Padre, all'intimità della Trinità è il fratello! Chi ascolta e accoglie la sua Parola incontra il Padre. Chi dimora in Lui nel suo Corpo che è la comunità cristiana accogliendo il fratello così come è vive nel Padre. Perché nella Chiesa è Cristo che ci accoglie così, senza condannarci. Questa è una Parola per ciascuno di noi, che ci perdiamo in mille sottigliezze, in troppi tentativi di far breccia, penetrare nel cuore degli altri, agganciarli a noi e guadagnarli alla nostra causa. Per poi soffrire tremendamente quando siamo rifiutati, quando non siamo ascoltati, quando, dopo tanto impegno siamo rifiutati. Se invece ci abbandoniamo completamente al Signore, se viviamo in Lui la sua stessa vita, possiamo sperimentare la libertà autentica; nel matrimonio, nel fidanzamento, nell'amicizia, nel ministero, vivere nella libertà che non elude la sofferenza ma che scaturisce dalla consapevolezza che chi vede noi vede Cristo e, in Lui, il Padre. E' Lui che gli altri accolgono o rifiutano; a noi è dato, per Grazia, di rimanere nel suo amore, nascosti nella sua misericordia, morti per il mondo ma vivi per Lui. E' questa la chiave per vivere nella pace autentica, nel riposo, senza esigere e pianificare, senza rincorrere, spendendo ogni energia seguendo e obbedendo a Lui, mossi solo dal suo Spirito. Così vivono i figli di Dio, così si muove la Chiesa. Vivere in Cristo ogni istante, come un bimbo abbandonato tra le braccia di suo padre. E' questa la luce che dirada le tenebre che ci avvolgono e ci intristiscono. Camminare umilmente con Gesù, senza pretendere nulla, sapendo d'essere forse come pugili suonati tra le temperie della vita, ma saldi e fermi, ancorati nel Suo amore che non delude. Camminare in una valle oscura, bere veleni, e scoprire di passare indenni, sperimentando che Lui è vivo, che il Cielo ci attende, che la nostra vita è un pellegrinaggio quotidiano verso la pienezza del suo amore.

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