Ma questa è una sostituzione etnica
Lo scandalo, vero, verosimile, presunto o falso della collusione tra Ong e scafisti ci fa toccare con mano come la nostra Italia possa essere additata come la Repubblica della denuncia.
La denuncia è diventata lo sport preferito dopo il calcio.
I magistrati, formalmente indipendenti, denunciano il malaffare della politica. I magistrati, di chiara nomina politica, denunciano i loro colleghi non allineati. I partiti campano speculando sulla denuncia. Il governo un po' governa e molto denuncia, immagina che per consolidare e perpetuare il potere è preferibile cimentarsi sul terreno della denuncia, prediligendo gli avversari che si sostanziano di denuncia. I media sono il «Tempio della denuncia», dove solo esperti archeologi di quella che un tempo si chiamava la notizia, che consta di dati oggettivi e di fatti obiettivi, riescono a raccapezzarsi e orientarsi tra il vero e il falso. I cittadini sopravvivono alle mille sofferenze quotidiane abbuffandosi di denuncia.
Al punto che affiora un dubbio di per sé inquietante: gli italiani sono ancora capaci di intendere e di volere? Com'è possibile che ogni giorno i governi promuovano l'auto-invasione da parte di migliaia di clandestini e gli italiani si limitano a denunciare la falsità della tesi ideologica della accoglienza, ma subiscono la più imponente operazione di sostituzione etnica della storia e non reagiscono? Dobbiamo prendere atto che prima ancora della crisi dei valori, c'è una crisi della ragione. Abbiamo trasformato la nostra Italia in una terra di nessuno, finendo per essere una terra di conquista. Siamo arrivati persino ad accordare agli stranieri ciò che non è consentito agli italiani.
Nel 2006 pubblicai Io amo l'Italia, che aveva come sottotitolo: Ma gli italiani la amano? Oggi la domanda è: Ma gli italiani amano se stessi? Com'è possibile che si destina un fiume ininterrotto di denaro per l'accoglienza dei clandestini e per concedere la priorità agli immigrati residenti nell'accesso ai servizi sociali gratuiti, quando ci sono 7,5 milioni di italiani poveri? Com'è possibile che ci sia stato un colpo di stato finanziario nel 2011 che ha sospeso la democrazia sostanziale e che il potere ignori spudoratamente l'esito del referendum sulla riforma costituzionale del 2016, e gli italiani subiscano tutto? La denuncia emerge come una necessità vitale per fagocitare la rabbia e metabolizzare la frustrazione. La verità è che solo grazie alla denuncia che il potere riesce a imporre agli italiani di tutto. La denuncia è la droga più potente e letale. Liberiamocene, riscopriamo la certezza di chi siamo, recuperiamo la cultura della proposta e della costruzione di un'alternativa al degrado che ci ha portato a perdere l'amor proprio.
I magistrati, formalmente indipendenti, denunciano il malaffare della politica. I magistrati, di chiara nomina politica, denunciano i loro colleghi non allineati. I partiti campano speculando sulla denuncia. Il governo un po' governa e molto denuncia, immagina che per consolidare e perpetuare il potere è preferibile cimentarsi sul terreno della denuncia, prediligendo gli avversari che si sostanziano di denuncia. I media sono il «Tempio della denuncia», dove solo esperti archeologi di quella che un tempo si chiamava la notizia, che consta di dati oggettivi e di fatti obiettivi, riescono a raccapezzarsi e orientarsi tra il vero e il falso. I cittadini sopravvivono alle mille sofferenze quotidiane abbuffandosi di denuncia.
Al punto che affiora un dubbio di per sé inquietante: gli italiani sono ancora capaci di intendere e di volere? Com'è possibile che ogni giorno i governi promuovano l'auto-invasione da parte di migliaia di clandestini e gli italiani si limitano a denunciare la falsità della tesi ideologica della accoglienza, ma subiscono la più imponente operazione di sostituzione etnica della storia e non reagiscono? Dobbiamo prendere atto che prima ancora della crisi dei valori, c'è una crisi della ragione. Abbiamo trasformato la nostra Italia in una terra di nessuno, finendo per essere una terra di conquista. Siamo arrivati persino ad accordare agli stranieri ciò che non è consentito agli italiani.
Nel 2006 pubblicai Io amo l'Italia, che aveva come sottotitolo: Ma gli italiani la amano? Oggi la domanda è: Ma gli italiani amano se stessi? Com'è possibile che si destina un fiume ininterrotto di denaro per l'accoglienza dei clandestini e per concedere la priorità agli immigrati residenti nell'accesso ai servizi sociali gratuiti, quando ci sono 7,5 milioni di italiani poveri? Com'è possibile che ci sia stato un colpo di stato finanziario nel 2011 che ha sospeso la democrazia sostanziale e che il potere ignori spudoratamente l'esito del referendum sulla riforma costituzionale del 2016, e gli italiani subiscano tutto? La denuncia emerge come una necessità vitale per fagocitare la rabbia e metabolizzare la frustrazione. La verità è che solo grazie alla denuncia che il potere riesce a imporre agli italiani di tutto. La denuncia è la droga più potente e letale. Liberiamocene, riscopriamo la certezza di chi siamo, recuperiamo la cultura della proposta e della costruzione di un'alternativa al degrado che ci ha portato a perdere l'amor proprio.
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