Ci siamo, mancano pochi giorni al "compimento dell'opera di Cristo sulla terra", ovvero cercare e salvare la pecora perduta per riportarla all'ovile. Per questo nel Vangelo di oggi appare con gli occhi "alzati verso il cielo" indicando a tutti noi il posto che ci ha preparato. E' tutto pronto, basta solo accogliere la sua "Gloria" nella nostra povera carne, la Gloria dell'amore. Amore al Padre, ai discepoli, ad ogni uomo, amore compiuto nell' "ora" della Croce, nella quale la Gloria di Dio è scesa sul Figlio perché Egli potesse, nella sua carne, glorificare il Padre. Non era mai successo che un uomo potesse rendere pienamente Gloria a Dio. Non a noi, che, come ogni uomo, siamo stati creati proprio per essere il riflesso della sua Gloria, ovvero la dimora del suo Spirito vivificante che, secondo il disegno del Creatore, avrebbe dovuto colmare ogni nostro pensiero, parola e gesto. Ma, per l'inganno del demonio a cui abbiamo creduto, ciò non è accaduto. Quante mormorazioni, quanti giudizi, quanti peccati hanno sottratto la Gloria a Dio... Sì fratelli, soffriamo perché non possiamo rendere gloria a Dio con la nostra vita che, per questo, si trasforma in un caos che anticipa l'inferno. Ma proprio qui Gesù ha "compiuto l'opera che il Padre gli aveva dato da fare" manifestando nell'ultimo posto del mondo la Gloria di Dio. Anche nel peggior pezzo della nostra storia, nell'anfratto più oscuro del nostro cuore Gesù è sceso per deporvi la "Gloria del Padre", che significa la sua presenza misericordiosa. Come, infatti, la sua "Shekinà" accompagnò il Popolo d'Israele nelle angosce dell'esilio a Babilonia, essa non ha mai abbandonato l'esilio dal paradiso di ogni uomo, scendendo sino ai bassifondi più corrotti. La "Gloria del Padre", infatti, si è manifestata nel suo Figlio crocifisso, umiliato, disprezzato, rifiutato per raccogliere dalla discarica della storia la carne di ogni peccatore e riscattarla, facendone di nuovo una dimora per lo Spirito Santo. Così Gesù stesso è stato "glorificato dal Padre con la stessa Gloria che", nella sua intimità, "aveva prima che il mondo fosse": proprio per essere entrato nella morte, infatti, Gesù è stato risuscitato e accolto nel Cielo dove si è presentato "davanti" al Padre insieme a coloro che hanno accolto il suo sacrificio.
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