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martedì 9 maggio 2017

"Fate l'amore, abbattete i muri". Lo spot che evoca la pedofilia

   
   
di Benedetta Frigerio                            07-05-2017
Campagna Diesel
“Make love not walls”, ossia “Fate l’amore non muri”. E’ il nuovo slogan della campagna pubblicitaria del marchio di moda Diesel, che fa eco al refrain dell’ “abbattere muri per costruire ponti” usato anche nel mondo cattolico contro chi, proclamando l’esistenza di un bene e un male, creerebbe distanze fomentando i conflitti. Ma, allora, come si dovrebbe reagire di fronte al fatto che la Diesel usa questo slogan per pubblicizzare non solo la bontà delle relazioni fra persone dello stesso sesso, ma addirittura la pedofilia? Sì perché mentre il video di lancio della campagna rappresenta diversi amanti, dello stesso sesso e non (sempre strategicamente messi sullo stesso piano), che riescono finalmente a scambiarsi effusioni distruggendo una muraglia che li separa, l’immagine che ha cominciato a circolare questa settimana sui bus romani si spinge più in là: c’è un uomo che fa per baciare un ragazzino.
I FRUTTI DEL COMPROMESSO
Ovviamente c’è chi ha fatto notare che il ragazzino è in realtà una modella dai tratti mascolini e con i capelli corti, ma la sostanza non cambia: quello che appare è altro. E si sa che l’immagine è potentissima e che abitua i nostri cervelli riuscendo, con tempo e costanza, anche ad oscurare le evidenze più banali e a far accettare come normali cose che non lo sono. Basti pensare che oggi, sdoganamento dopo sdoganamento, se una ragazzina gira seminuda la maggioranza dei passanti non se ne accorge nemmeno più, mentre i loro nonni avrebbero provato sconcerto e magari pena per la disgraziata (nel senso letterale del termine).

E’ così che lentamente, dopo aver introdotto nell’immaginario comune l’omosessualità come una forma d’amore, proprio grazie all’accettazione di questa, il prossimo passo sarà quello della normalizzazione della pedofilia (clicca qui e qui per approfondire). Infatti, una volta che si tollera la legalizzazione delle unioni fra persone dello stesso sesso - sempre in nome del fatto che le leggi e i muri non servono a nulla -, di fatto si stanno accogliendo anche tutte le altre perversioni. Perché se si accetta che il criterio per legiferare non è più la natura e per chi crede il Creatore, se non è più lecito discriminare e mettere limiti, come arginare la pedofilia o addirittura l’incesto? Impossibile perché, tolta l'oggettività del limite naturale, a stabilire arbitrariamente cosa è giusto sarà il potere a cui oggi va bene la sodomia e domani chissà cos'altro.
MILIONI DI VITTIME
Si potrebbe rispondere che è impossibile arrivare a questo punto, che parlare così è fare del catastrofismo inutile. E che, comunque, qualche compromesso può aiutare. Forse, prima di difendersi, sarebbe meglio guardare i numeri: solo in 4 mesi, tra gennaio ed aprile di quest’anno, l’associazione Meter di don Fortunanto di Noto, che lotta da anni contro la pedofilia, ha segnalato alla Polizia postale 1,7 milioni di foto pedopornografiche, mentre in tutto l’anno scorso erano 1,9 milioni le foto e 200 mila i video. L’incremento in un solo anno è vertiginoso, ha sottolineato il sacerdote: “Parliamo di milioni di vittime e questo è davvero un nuovo Olocausto che denunciamo da quasi trent’anni nell’indifferenza generale”. Anticipando la presenza di Meter al Regina Coeli di oggi, il sacerdote ha accusato “gli intellettuali della pedofilia, coloro che remano contro, che attendono lo scoop mediatico settoriale”.

Infatti, non basta scandalizzarsi degli episodi di pedofilia, mentre si accettano come normali la sessualità sfrenata e l’omoerotismo, perché “la lotta non è settoriale ma richiama l’impegno di tutti per i bambini, devastati da un sistematico abuso spacciato per amore. Richiede una forza proattiva e globale contro i nuovi trafficanti delle nuove schiavitù sessuali: stratificate, tollerate e conniventi”. Ma nell’Occidente lussurioso questo non può accadere, per questo le condanne non vanno mai alla radice del problema: si attacca magari la pedopornografia, come fanno alcune star di Hollywood, ma intanto la si fomenta sposando la lotta per i diritti Lgbt perché “love is love”.
IRRETITI DAL PACIFISMO
Dovremmo dunque pensarci due volte prima di parlare di abbattimento di muri (limiti) e di ponti sempre e a tutti i costi. E’ evidente infatti che l’irenismo è solo un illusione che fa sentire buona la persona convinta di convertire, tacendo e tollerando, quanti continuano a commettere indisturbati crimini terribili. Persone che invece Cristo ammonì dicendo che era meglio se si fossero messi una macina al collo. Perciò il silenzio, qualunque giustificazione abbia, è un'omissione gravissima: quando un attacco continuo e pervasivo contro l’essere umano e la sua innocenza viene sferzato, la legittima difesa non è appena un diritto ma un dovere cristiano. Chi ha potere, chi ha voce, chi è adulto, dovrebbe fare di tutto per proteggere chi non sa parlare, anziché lasciarsi irretire dal pacifismo che non si sporca le mani, permettendo, addirittura in nome della carità cristiana, il dilagare di un peccato gravissimo e dalle conseguenze devastanti.
LA VERA TESTIMONIANZA
Dovrebbero sciacquarsi la bocca. E anziché cullarsi nella melassa dell’amore, dell’incontro e dei ponti, farebbero bene a combattere contro i nuovi predatori a cui l’ideologia Lgbt apre le porte. Perché nessuno vuole la guerra, ma solo un padre folle lascerebbe che i vandali stuprassero i suoi figli, pensando di convertirli mentre porge l’altra guancia. Non c’è un briciolo di amore in questo atteggiamento permissivo e comodo. E’ unicamente sopportando le ingiurie e mettendo a repentaglio la propria vita per difendere quella dei suoi figli più inermi che un vero padre testimonia la carità, anche ai suoi nemici. 

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