Se qualcuno poteva avere dei dubbi riguardo al significato della post-fazione di Benedetto XVI al libro sul silenzio del cardinale Robert Sarah (vedi qui), ci ha pensato uno dei “golpisti” a fugarli. Il liturgista Andrea Grillo, docente al Pontificio Ateneo Sant’Anselmo e considerato molto apprezzato a Santa Marta, si è infatti scagliato con inaudita violenza contro il cardinale Sarah («incompetente» e «inadeguato») e Benedetto XVI, sempre definito Ratzinger o vescovo emerito, nonché causa del “fallimento” (clicca qui).
Grillo è uno dei personaggi chiave che stanno lavorando alle spalle del prefetto della Congregazione per il Culto divino, il cardinale Sarah, con il beneplacito del Papa, per procedere in cambiamenti che contraddicono la “riforma della riforma” liturgica, tanto cara a Benedetto XVI e perseguita dallo stesso cardinale Sarah. Grillo è anche tra i protagonisti del lavoro della commissione – che esclude il cardinale Sarah – incaricata di procedere alla discussa e discutibile revisione della traduzione dei testi liturgici, in aperta contrapposizione alle disposizioni dell’istruzione Liturgia Authenticam. Si tratta di una questione cruciale che – come abbiamo spiegato (clicca qui e qui) – rischia di cambiare gli stessi contenuti della fede. Ma questo non è il solo file aperto: in ballo ci sono anche una marcia indietro sul motu proprio Summorum Pontificum con cui Benedetto XVI ha liberalizzato dieci anni fa il rito antico, e lo studio di una “messa ecumenica” (clicca qui)per rendere possibile la comune celebrazione eucaristica con i luterani.
Si tratta di una vera e propria rivoluzione in atto che ha nel cardinale Sarah l’ultimo ostacolo, e in questa prospettiva si comprende meglio il passo di Benedetto XVI che, pur nel suo stile delicato e discreto, ha voluto chiarire il significato autentico della liturgia e sostenere il cardinale Sarah.
È una sorta di testamento spirituale che evidentemente ha fatto saltare i nervi a quanti hanno fretta di consolidare i princìpi fondanti della “nuova Chiesa” ed è chiaro che Grillo non parla solo a titolo personale. Così esce impunemente allo scoperto e parla della nomina del cardinale Sarah al Culto divino come di «un fallimento», una scelta fatta nel 2014 da Papa Francesco che al proposito ha avuto il torto di ascoltare «il parere del suo predecessore». Ma per Grillo «Sarah ha mostrato, da anni, una sostanziale inadeguatezza e incompetenza in ambito liturgico. Le sue teorie strampalate e le sue rigidità impediscono all’ufficio della Congregazione di svolgere il suo lavoro ordinario».
Quanto a Benedetto XVI, la sua mossa – secondo Grillo - si configura come «una rinuncia della rinuncia», «una interferenza grave e una alterazione degli equilibri ecclesiali». E qui anche l’ammissione di ciò che abbiamo scritto da tempo e che fin qui era stato sempre negato ufficialmente: la mossa di Benedetto XVI infatti «appare tanto più grave se, nel frattempo, si sta preparando un inevitabile e salutare avvicendamento all’incarico di Prefetto. Una sorta di “difesa in extremis” di un Prefetto ormai esautorato».
L’uscita di Grillo sorprende fino a un certo punto chi segue con attenzione quanto sta accadendo in Vaticano, ma gli obiettivi dell’attacco e la violenza del linguaggio usato – che certamente non gli faranno perdere prestigio nelle stanze che contano – indicano il livello ormai raggiunto da questa eletta schiera di avanguardisti e aspiranti rivoluzionari. E non si tratta certo di un caso isolato.
Proprio in questi giorni esce un libro intervista al cardinale honduregno Oscar Rodriguez Maradiaga, in cui il coordinatore del Consiglio dei 9 cardinali che aiuta papa Francesco nella riforma della Curia attacca senza mezzi termini il cardinale Raymond Leo Burke (uno dei quattro firmatari dei Dubia sulla Amoris Laetitia), definendolo «un uomo deluso», che «voleva il potere e lo ha perso» (clicca qui). Un’accusa che chiaramente si estende ai confratelli che hanno espresso riserve su alcuni passi della Amoris Laetitia. Ma riferendosi a Burke, Maradiaga afferma che «il suo pensiero non merita ulteriori commenti. Sono le parole di un povero uomo».
Pur se ormai ci stiamo abituando a uscite del cardinale Maradiaga e non solo, tese a screditare i cardinali che esprimono preoccupazione per una certa deriva “protestantizzante”, certi toni sarcastici e sprezzanti sono inauditi. Ma, a quanto è dato vedere, questo è solo l’inizio.
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