ANCHE SE LE TENTAZIONI CI VORREBBERO FAR DUBITARE DELL'AMORE DI DIO CON LE BESTEMMIE DI CHI DISPERA DELLA SALVEZZA, NELLA CHIESA POSSIAMO APPOGGIARCI AL PIU' FORTE CHE LEGA IL PUR FORTE DEMONIO SMENTENDO CON LA CROCE LE SUE MENZOGNE
Questa è l'opera dello Spirito Santo in Gesù di Nazaret, duemila anni fa a Cafarnao come oggi nella nostra vita. Sospinto da un amore incontenibile entra oggi nel caos che distrugge le nostre esistenze, nel disordine affettivo, nella confusione idolatrica che ci getta in ginocchio in una stolta adorazione di idoli muti, quali il denaro, il potere, l’onore, il rispetto, e poi il lavoro, le vacanze, i diritti vecchi e nuovi, l’autonomia superba travestita da libertà. Entra Gesù, «l'uomo più forte» nella nostra casa, e «lega l'uomo forte». E' forte il demonio, molto più forte di noi, e ogni sua parola, ogni suo inganno, mirano a un unico obbiettivo: farci dubitare di Dio, disperare del suo amore, «bestemmiare contro lo Spirito Santo». Il demonio sa che in Cristo ogni peccato sarà perdonato, conosce il cammino dato all'uomo per salvarsi e che consiste nella conversione e nell'umiltà, nel riconoscere i propri peccati e lasciarsi ferire dall'amore di Dio e consegnarli ogni sudiciume. «Belzeebul» significa infatti "Baal del sudiciume", signore dell'impuro. Il demonio sa che, sbattuto dinanzi alla Croce, non può assolutamente nulla. Per questo induce l'uomo a sottrarsi alla Croce, all'umiltà, al riconoscersi debole nella consapevolezza che satana esiste ed è forte; per questo si nasconde, e scuote la ragione mostrando l'assurdo di un amore che "si rivolge contro se stesso". In fondo vi è caduto anche Mosè, quando ha dubitato che Dio avrebbe potuto avere ancora misericordia di un Popolo tanto ostinato, e per questo non è entrato nella Terra. Ha dubitato anche Pietro, ed era satana, di fronte all'annuncio della stoltezza e della follia della Croce. Dubitiamo anche noi e ci risvegliamo sulla soglia della bestemmia contro lo Spirito Santo. La parola «bestemmia» traduce il termine greco «blasphêmía», che deriva da «ingiuriare» e da «reputazione», che in latino denota letteralmente la «diffamazione». Ci troviamo soggiogati da un aguzzino feroce, in situazioni inestricabili, il marito violento, il lavoro insopportabile, un'amicizia tradita, un figlio schiavo della droga, i debiti, la Croce, e non vediamo nessuna via d'uscita ragionevole. Quando tutto ci sembra cospirare contro, anche i miracoli, le opere d'amore compiute da Dio in nostro favore, si rivestono di una tenebra sinistra, e cediamo al veleno del dubbio, «che non sia tutto un caso, un inganno?». E cominciamo ad insultare, a «diffamare» Dio. La storia della salvezza, la Croce gloriosa di Cristo che ci ha sottratti al caos, diviene ai nostri occhi un tragico scherzo del destino, coincidenze che ci hanno tratto in inganno. Mia moglie non cambierà mai, questo cancro distruggerà in un sol colpo ogni speranza, i soldi non mi basteranno, non troverò lavoro, tanto meno un fidanzato, non cambierò mai, gli stessi peccati mi inchioderanno alla dannazione. Così, come ha scritto Romano Guardini, “il no, il male, il nulla si fanno momenti gravidi di contenuto, ‘valori antivalenti’, potenze del mondo... Il no viene considerato come appartenente al sì, il nulla come appartenente all’essere, il male come appartenente al bene: in ultima analisi, ed in maniera espressa, l’elemento satanico come appartenente a Dio, il che, secondo Matteo è il peccato in assoluto, la bestemmia contro lo Spirito Santo" (R. Guardini, Senso della teoria degli opposti). Diveniamo stolti come gli «scribi scesi da Gerusalemme», incapaci di ragionare le cose più semplici, come il fatto che «un regno diviso non può aver potere», che «satana non può rivoltarsi contro se stesso». La stoltezza che nega l'evidenza del bene è la peggiore, è la condanna più atroce, quella che ci fa vivere come dei topi in gabbia. Il caos antecedente la creazione torna a sconvolgere le nostre vite, al punto di sbarrarci le porte alla conversione. San Tommaso d’Aquino afferma che il peccato contro lo Spirito Santo “si dice irremissibile… perché toglie i mezzi con i quali ci compie la remissione dei peccati” (S.Th. II, 14,3). Una "impermeabilità della coscienza" (Giovanni Paolo II) si impossessa del nostro intimo, ci getta nello sconforto e in una sorta di depressione spirituale. Ma giunge oggi il Signore, ed è «il più forte». Il suo amore squarcia i Cieli e discende nella profondità più nascosta del nostro intimo, laddove abbiamo alzato bandiera bianca, arrendendoci alla nostra debolezza. E prende per mano proprio questa debolezza, per esorcizzare il dubbio: «lega» il demonio, incatena la menzogna, azzittisce l'orgoglio. Gesù viene oggi per farci «suo bottino», proprietà eterna del suo amore. Viene con fatti concreti, sciogliendo catene che ci legavano da anni, illumina con il bagliore della misericordia il volto del fratello sino ad oggi oscurato dai giudizi e dai rancori. Con Lui scende in noi il soffio dello Spirito per svelarci la Verità: in ogni evento alberga un germe d'amore e di vita, il mistero nascosto agli angeli, l'amore fatto carne nei nostri fallimenti, in tutto quello che ci aveva condotti sull'orlo del baratro. «Forte», il Signore ci fa forti della sua fedeltà, ci strappa dalle mani del demonio, riporta ordine e pace, e ogni cosa torna al suo posto, nello scrigno della Sua volontà. Viene Gesù, e nel cuore e sulle labbra, laddove affiorava maligna la bestemmia, depone un canto di lode e di benedizione.
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