Ne ricordo un’altra fatta a Torino dove sorgeva l’arsenale della pace con la bella figura di Ernesto Olivero che ha trasformato un luogo di armi e di stoccaggio bellico in una residenza di relazioni costanti e di vite dedicate alla pace non solo contro la guerra, ma anche contro ogni violenza. Un’altra importante marcia di fine anno fu fatta a Lecce, nel profondo Sud, rievocando anche la bella figura di uomo di pace don Tonino Bello, che fu vescovo in Puglia e che fu antesignano di un viaggio di Papa san Giovanni Paolo II nei luoghi della guerra dei Balcani. Va messa in evidenza la costante attenzione dell’Azione Cattolica Italiana a livello nazionale che ha costituito forum e un centro studi di diritto internazionale per la pace e ha sempre coinvolto, nella proposta all’Italia del discorso annuale del papa, le Congregazioni romane interessate all’argomento.
Infine, è di questi ultimi decenni la presa in carico della giornata da parte della caritas nazionale e della Azione Cattolica nazionale.
Ci sono altre marce per la pace in Italia (vedi quella di Assisi), in cui tanti convergono ed è giusto che si moltiplichino. E’ giusto però che la Chiesa proprio per quel Principe della Pace che è Gesù, si sporga e prenda posizione nelle coscienze, nelle vite delle persone e delle istituzioni delle sfide che la pace sempre di nuovo ci impone.
Oggi la sfida si chiama “terza guerra mondiale a pezzi” come dice papa Francesco ed è stato bello che abbia legato la giornata mondiale di quest’anno alla” non violenza”. E’ un termine che non sempre è stato ben accolto nella esperienza cristiana, dandone sempre una interpretazione faziosa o ideologica o addirittura quasi a suo modo violenta. Giustamente il papa dice: “la non violenza potrà assumere un significato più ampio e nuovo: non solo aspirazione, afflato, rifiuto morale della violenza, delle barriere, degli impulsi distruttivi, ma anche metodo politico realistico, aperto alla speranza. Si tratta di un metodo politico fondato sul primato del diritto. Se il diritto e l'uguale dignità di ogni essere umano sono salvaguardati senza discriminazioni e distinzioni, di conseguenza la non violenza intesa come metodo politico può costituire una via realistica per superare i conflitti armati. In questa prospettiva, è importante che si riconosca sempre più non il diritto della forza, ma la forza del diritto.”
Molti gruppi non violenti non hanno sempre visto bene la chiesa. Spero che con questa solenne presa di posizione ci si possa collegare ancora di più e lavorare assieme proprio in pace tra noi e ancora più forti per la pace.
+ Domenico Sigalini
Nessun commento:
Posta un commento