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domenica 8 gennaio 2017

«Fu un eccezionale allineamento planetario a guidare i Magi. Il prossimo simile sarà tra 500mila anni»


Simbolo della notte del 25 dicembre, dal presepe e all’albero delle feste, la cometa torna a farla da padrona negli addobbi natalizi. Ma cosa sappiamo su quella stella che, secondo la tradizione, guidò i Re Magi verso Betlemme? Si tratta dell’apparizione di una nuova stella, di un fenomeno astronomico o solamente una metafora per descrivere un evento eccezionale come la Natività?

Da secoli gli astronomi si interrogano su questa domanda, cercando una corrispondenza fra il racconto del Vangelo e i fenomeni astronomici. I calcoli suggeriscono che a guidare i Magi fu probabilmente una congiunzione planetaria molto rara. Ne è convinto Grant Mathews , astrofisico teorico dell’Università di Notre Dame, nello stato americano dell’Indiana, che da anni si occupa di studiare la stella di Betlemme dal punto di vista astronomico.

Secondo i suoi calcoli, l’evento in questione sarebbe infatti un allineamento planetario avvenuto nel 6 (sei anni) avanti Cristo. Un evento astronomico così raro e simbolico potrebbe aver catturato l’attenzione degli studiosi dell’epoca, e oggi potrebbe aiutare gli scienziati a fornire una datazione più accurata degli eventi narrati nei Vangeli.

Indietro nel tempo. Mathews non è l’unico ad aver studiato la stella di Betlemme, che da sempre incuriosisce gli astronomi. Grazie alle leggi della fisica possiamo infatti calcolare la posizione dei corpi celesti nel passato, e fare così un salto indietro nel tempo per scoprire come appariva il cielo in una determinata epoca.  Già Keplero, astronomo famoso per le tre leggi sul moto dei pianeti, si era occupato di questo problema nella prima metà del Seicento. Anche secondo lo studioso si trattò di una congiunzione fra Giove, Saturno e Marte avvenuta però nel 7 a.C. La sua ipotesi si basava sul calcolo dell’orbita dei pianeti, un’operazione che a quel tempo veniva ovviamente fatta a mano e che richiedeva sforzi enormi. Ma grazie ai computer, oggi possiamo compiere gli stessi calcoli con precisione e velocità decisamente maggiori, ed è proprio questo il lavoro su cui si concentrano Mathews e colleghi.

Gli indizi nel Vangelo. «Gli astronomi, gli storici e i teologi si sono interrogati per anni sulla stella di Natale - ricorda Mathews - ma quando e dove fece la sua apparizione? Fra i miliardi di stelle, quale fu a brillare così tanto in quel giorno di tanti anni fa?». Il punto di partenza è il brano del Vangelo di Matteo, l’unico fra i Vangeli canonici a parlare della stella, sebbene un riferimento simile si trovi anche nel protovangelo di Giacomo, uno dei Vangeli apocrifi. Il Vangelo racconta che i Magi giunsero da Oriente per adorare Gesù dopo aver visto apparire, o sorgere, la sua stella. Il Vangelo dice che Gesù nacque mentre regnava Erode, che secondo altre fonti storiche sarebbe morto dopo un’eclissi di Luna verificatasi prima della Pasqua ebraica. Confrontando questa informazione con i calcoli astronomici, si arriva a tre possibili date fra il 6 e l’1 a.C. Secondo Mathews, i Magi avrebbero potuto vedere la stella anche due anni prima di intraprendere il loro viaggio verso Betlemme, indicando un anno compreso fra l’8 e il 4 a.C.

Per fare questo Mathews, come diversi suoi colleghi, ha preso in considerazione diversi fenomeni astronomici, compresa la possibile esplosione di una supernova o l’apparizione di una nova, e confrontando questi possibili fenomeni astronomici con le cronache degli astronomi cinesi e coreani.

Una congiunzione straordinaria.  Dopo aver considerato queste ipotesi, Mathews, che sta preparando un libro sull’argomento, ha concluso già da anni che l’evento astronomico avrebbe potuto essere un allineamento o una congiunzione planetaria. Secondo i calcoli di Mathews, nell’aprile del 6 a.C. si verificò un eccezionale allineamento planetario, con il Sole, Giove, Saturno e la Luna nella costellazione dell’Ariete, mentre Venere era nell’adiacente costellazione dei Pesci, e Marte e Mercurio dalla parte opposta del cielo, nella costellazione del Toro.

Questo avrebbe potuto essere un fenomeno astronomico degno di nota per i Re Magi, che molto probabilmente appartenevano alla casta sacerdotale zoroastriana, molto diffusa in Persia, e che avevano fra i loro compiti l’osservazione del cielo a fini astrologici. Secondo Mathews, l’evento astronomico era altamente simbolico: la presenza di Giove e della Luna indicavano la nascita di un grande personaggio, Saturno era un simbolo associato alla vita, e l’Ariete indicava l’inizio della primavera.

«I Magi avrebbero visto questo a Oriente e avrebbero riconosciuto il simbolo della nascita di un Re in Giudea», sottolinea Mathews. Secondo i suoi calcoli, si tratta di un evento estremamente raro. Un allineamento simile si verificherà tra 16 mila anni, ma l’Ariete non segnerà più all’inizio della primavera, per via del fenomeno della precessione degli Equinozi. Per avere un allineamento simile, dovremo aspettare ben 500 mila anni.
E la cometa?  È opportuno sottolineare che l’evento aveva un grande significato per i Magi, che erano sacerdoti esperti di astrologia, considerata a quel tempo una scienza. Ovviamente oggi sappiamo che l’astrologia non è una disciplina scientifica e che non ha alcun vero potere di predizione. Ma a proposito di simboli, cosa c’entra la cometa con il Natale? Secondo gli astronomi è improbabile che la cometa fosse la “stella” vista dai Magi, e sembra piuttosto che questo simbolo sia entrato nella tradizione di Natale grazie a un famoso affresco di Giotto. Nella sua Adorazione dei Magi, dipinta nel 1305 nella Cappella degli Scrovegni a Padova, Giotto dipinse la cometa nella scena della Natività. Sembra che il pittore abbia preso ispirazione dalla cometa di Halley, apparsa nel 1301, o forse da un’altra cometa apparsa lo stesso anno. Forse non fu una cometa, ma un fenomeno ancora pi ù raro e straordinario, a guidare i Re Magi verso Betlemme. Secondo gli scienziati, così è nata la tradizione dell’“astro del ciel”.

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