Dopo pochi minuti dall'insediamento di Donald Trump, la sezione LGBT sparisce dal sito della Casa Bianca
(Notizie pro vita) - La sezione dedicata ai “diritti” LGBT è sparita dal sito internet della Casa Bianca. A pochi minuti dall’insediamento di Donald Trump come 45° Presidente degli Stati Uniti d’America, cliccando sul motore di ricerca della pagina la dicitura “Lgbt”, non è stato più possibile trovare alcunché.
La transizione tra la vecchia e la nuova presidenza si vede anche in questi piccoli grandi dettagli. Tant’è che è scomparsa anche la sezione dedicata all’ecologia e ai cambiamenti climatici, sostituita con il programma energetico della nuova amministrazione.
Nonostante in tema di omosessualismo Trump sia stato sempre più timido rispetto all’aborto (cosa che però non si può dire del suo vice presidente Mike Pence, che è sempre stato un conservatore coerente), è chiaro che la nuova amministrazione non è vista affatto di buon occhio dalla comunità Lgbt. Non è un caso che nei giorni scorsi si è tenuto un “Queer dance party“, ovvero una volgare manifestazione di alcuni attivisti omosessuali, nei pressi dell’abitazione di Pence.
Obama in otto anni è stato il presidente che più di ogni altro ha attuato l’agenda gay e gender e più di ogni altro ha finanziato e sostenuto l’aborto. E proprio per questo aveva fatto inserire la “White House LGBT page“, dove venivano elencate tutte le misure adottate durante il suo governo per favorire gay, lesbiche, transgender, transessuali, queer, bisessuali e chi più ne ha più ne metta.
Ora le cose cambieranno. Almeno così ha promesso il nuovo inquilino della Casa Bianca, che in varie dichiarazioni ha affermato di non condividere la decisione della Corte Suprema di aver imposto lo pseudo matrimonio omosessuale agli Stati e di credere piuttosto nel matrimonio “tradizionale”, cioè nell’unico vero matrimonio, tra uomo e donna. Il fatto che la sezione per i cosiddetti diritti delle persone LGBT sia sparita dalla pagina web della presidenza è un segnale che fa ben sperare.
Fonte: The Washington Post
Nessun commento:
Posta un commento