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giovedì 5 marzo 2015

L’«Ars Celebrandi» edifica e fortifica coloro che devono predicare il Cristo al mondo

di Paolo Mancini
Martedì 24 febbraio, al ritiro mensile del clero prenestino, si è tenuto l'intervento «Sacrosantum Concilium Ars Celebrandi» di monsignor Giuseppe Mani, arcivescovo emerito di Cagliari, già ausiliare di Roma e ordinario militare per l'Italia. Nell'ambito del ciclo di incontri sulla liturgia, monsignor Mani ha presentato alcuni aspetti della costituzione sulla sacra liturgia del Concilio Vaticano II emanata alla fine del 1963. I principali meriti della Sacrosantum Concilium, secondo la presentazione dell'arcivescovo, sono quelli di aver riformato la liturgia e di aver impostato i rapporti con i fratelli separati, ortodossi e protestanti, anticipando, in qualche modo, alcuni principi della Gaudium et spes, costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, che sarà pubblicata appena due anni dopo, a conclusione del concilio. Sviluppando il concetto di Odo Casel, i padri conciliari pongono il mistero pasquale al centro della liturgia: la liturgia è attuare il mistero della redenzione, il mistero di Cristo, il mistero della Chiesa. La Chiesa è ripiena principalmente del coraggio dei martiri, della sapienza dei dottori e dello splendore della liturgia. La liturgia edifica e fortifica coloro che devono predicare il Cristo. Molti, ai nostri giorni, sono portati a guardare con meraviglia e, anche troppa, attenzione, fenomeni straordinari come apparizioni o miracoli, correndo il rischio di tralasciare quello che è il più grande miracolo che conosciamo e che si ripete ogni giorno: Dio che si fa
carne e sangue nelle mani del sacerdote, il quale si ritrova la cosa più grande che esiste nelle mani; ed è molto di più che assistere ad un'apparizione o ricevere un miracolo. E da questo miracolo quotidiano, dalla liturgia eucaristica, tutto ha inizio. E tutto ha compimento. Nella liturgia c'è la presenza di Cristo medico che ci salva. La Chiesa è dunque una realtà cultica, tutto il resto è solo preparazione e conseguenza dell'Eucaristia. L'Eucaristia «costituisce la fonte e l'apice (fons et culmen) di tutta la vita cristiana» (Lg 11). La Messa è il centro di tutto, da lei tutto parte e a lei tutto arriva: quindi la Messa non può rimanere un evento isolato, altrimenti ha poco senso, ma deve diventare il motore della pastorale, lo stimolo e l'alimento per l'attività cristiana. La celebrazione eucaristica è riunita dalla Trinità, nel quale nome si inizia con il segno della Croce, che raccoglie tutte le famiglie in una famiglia di famiglie; è il luogo del perdono, dove si chiede di ricevere il perdono dei propri peccati; è il luogo dell'invio alla missione che si conclude con l'invito ad andare nel mondo per annunciare l'amore di Cristo. E il primo luogo dove vivere questo annuncio è la famiglia: monsignor Mani ha riflettuto, alla luce della sua pluriennale esperienza nella pastorale familiare, sulla fondamentale importanza del ruolo della famiglia nella società come piccola chiesa domestica. La famiglia che può raggiungere la santità attraverso il compimento della sua specifica vocazione. E per fare questo le famiglie hanno bisogno di modelli a cui rifarsi: ecco quindi che esempi di santità familiare, come quello dei beati coniugi Beltrame Quattrocchi, oltre quello dei numerosi santi, sono fondamentali per la spiritualità di ciascuna famiglia. La famiglia dunque, unita nel rendimento di grazie, dal greco eucaristia appunto, è il primo luogo dove la liturgia si incarna nella vita cristiana.

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