il pastore evangelico Sanjeevulu, guida del gruppo “Amici di Hebron”, è stato il primo di una serie di cristiani vittime dell’intolleranza nel 2014 in India. L’11 gennaio a Vikarabad, nell’Andra Pradesh, quattro uomini si sono presentati a casa sua e lo hanno indotto a uscire in strada sostenendo di voler pregare con lui. Invece lo hanno aggredito infliggendogli sette coltellate e colpendolo con mazze e bastoni. L’uomo è deceduto due giorni dopo. La moglie, accorsa alle sue grida e anch’essa ferita, è sopravvissuta.
I leader cristiani locali hanno organizzato una manifestazione pacifica per chiedere giustizia. Alcuni dei fedeli che vi hanno partecipato sono però stati arrestati. È possibile che l’omicidio fosse premeditato da tempo. Tre mesi prima il pastore aveva infatti subito minacce dai membri di un gruppo fondamentalista indù con i quali aveva avuto una discussione.
Aggressioni, linciaggi, arresti immotivati, attentati a chiese, scuole e a proprietà di cristiani sono realtà quotidiana in India. A perseguitare i Cristiani, meno del 3% della popolazione, sono i fondamentalisti indù, favoriti dall’inazione quando non dalla connivenza delle forze dell’ordine. Dal maggio 2014, con la vittoria elettorale del partito nazionalista indù, il Bharatiya Janata Party, i fondamentalisti sono diventati ancora più aggressivi, forti dell’avallo del governo. Un’accusa ricorrente rivolta ai cristiani, che scatena la violenza popolare e legittima arresti e detenzioni, è quella di comprare le conversioni con denaro e di “estorcerle” con attività caritatevoli e assistenziali. Disturba in particolare l’opera di promozione dei cristiani nei confronti dei fuori casta, gli intoccabili dalit, emarginati e discriminati dal sistema induista delle caste.
I leader cristiani locali hanno organizzato una manifestazione pacifica per chiedere giustizia. Alcuni dei fedeli che vi hanno partecipato sono però stati arrestati. È possibile che l’omicidio fosse premeditato da tempo. Tre mesi prima il pastore aveva infatti subito minacce dai membri di un gruppo fondamentalista indù con i quali aveva avuto una discussione.
Aggressioni, linciaggi, arresti immotivati, attentati a chiese, scuole e a proprietà di cristiani sono realtà quotidiana in India. A perseguitare i Cristiani, meno del 3% della popolazione, sono i fondamentalisti indù, favoriti dall’inazione quando non dalla connivenza delle forze dell’ordine. Dal maggio 2014, con la vittoria elettorale del partito nazionalista indù, il Bharatiya Janata Party, i fondamentalisti sono diventati ancora più aggressivi, forti dell’avallo del governo. Un’accusa ricorrente rivolta ai cristiani, che scatena la violenza popolare e legittima arresti e detenzioni, è quella di comprare le conversioni con denaro e di “estorcerle” con attività caritatevoli e assistenziali. Disturba in particolare l’opera di promozione dei cristiani nei confronti dei fuori casta, gli intoccabili dalit, emarginati e discriminati dal sistema induista delle caste.
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